Gli arrivi turistici internazionali, nei primi nove mesi del 2018, hanno raggiunto quota un miliardo 83 milioni, 56 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2017. L’Europa, dopo l’Asia, ha trainato l’accelerazione (+7% complessivi) e l’Italia, quinta destinazione mondiale, con 62 milioni di arrivi internazionali, si posiziona con un +6% tra i primi paesi per crescita di entrate.
Ma quali sono i contesti Paese in cui tali dati vengono generati? E che tipo di andamento macroeconomico riflettono?
Parlare di dati “storici” del turismo è un esercizio importante e interessante ma sempre di più, con i ritmi di crescita evidenziati a livello mondiale, diventa necessario sia per il settore pubblico che per quello privato poter disporre di fonti armoniche di dati del turismo che siano in grado di restituire una visione quanto più accurata, in tempo reale e prospettica.
La panoramica fornita da Alessandra Priante, che da molti anni è il punto di riferimento delle relazioni internazionali istituzionali del turismo, rappresentando l’Italia nei principali enti multilaterali del turismo (come UNWTO, OCSE, Europa) restituisce una visione critica dell’uso dei numeri nel turismo, mettendo in evidenza come i dati macroeconomici sono quelli sicuramente più rilevanti per comprendere le direzioni strategiche sia nazionali che locali e che tali dati nel turismo hanno una rilevanza solo se considerati a livello comparativo, più che per altri settori.
Scegliendo alcune variabili chiave a livello strategico, come i dati, la connettività, l’approccio alla trasformazione digitale, la facilità di fare business, si sono paragonati i più interessanti Paesi a livello europeo, partendo dalla Spagna (che ha una struttura di mercato maturo molto più simile a quella dell’Italia) analizzando, Austria, Portogallo, Slovenia, Grecia e UK, Paese interessante perché in una condizione politica “incerta”, ma sicuramente uno dei più importanti benchmark nella zona europea di come il turismo funzioni a livello strategico. Visualizzando i valori economici del settore del turismo sia in termini di contributo generativo al PIL che all’occupazione, con dati attuali e prospettivi (al 2028), si notano subito degli outperformer come Austria, che vede un incremento al 2028 del contributo del PIL da 4,7% a 16,7%, alla solida e costante crescita di Slovenia e Portogallo. Così come nell’analisi del contributo dell’occupazione nel settore turismo, si nota come la solidità del Regno Unito è in grado di rendere il settore del turismo realmente impattante.
Una delle ragioni principali di questo è ovviamente da ricercare nella virtuosità della relazione tra pubblico e privato, prevalentemente visibile nella “facilità” del fare business che esiste negli altri Paesi rispetto all’Italia che – nella classifica stilata dalla World Bank – occupa solo il 46esimo posto, tra la Romania e l’Armenia.
Sono 6 le aree di riferimento in cui si agisce nei Paesi che intendono mettere il turismo al centro della loro strategia internazionale: la domanda, lo sviluppo delle capacità digitali e competitive, il sostegno agli investimenti e l’attuazione di un’agenda di riforma della “burocrazia Paese”, una positiva interazione con il settore dei trasporti, il focus sulle professionalità e gli skill del turismo e, in conclusione, creare un settore resiliente, produttivo e di qualità.
I confronti internazionali suggeriscono di riflettere e prendere consapevolezza che il mondo è cambiato e grandi Paesi quali la Cina, generatori di importanti flussi turistici, sono diventati protagonisti del mercato del turismo. E lo stesso successo di Paesi come la Spagna e il Portogallo è il risultato di un percorso di convergenza tra la politica e il sistema economico che mette al centro l’industria del turismo quale motore di sviluppo. Per ottenere cambiamenti significativi occorre elaborare una politica economica industriale per il settore che persegua il miglioramento della produttività, l’incremento degli investimenti, la promozione e lo sviluppo dei territori.
“Un’adeguata politica di penetrazione turistica nei mercati strategici – dichiara il Presidente di Federturismo Confindustria Gianfranco Battisti – deve essere uno dei capitoli più importanti della strategia complessiva che occorre disegnare e seguire per accrescere la presenza italiana in quei mercati così come la realizzazione di un grande piano di accessibilità del Paese che avrebbe ovvie ricadute sulla competitività delle nostre imprese e sul turismo.”
“L’incontro di oggi, 6 dicembre, è un momento di riflessione importante sulle dinamiche dei flussi turistici in Italia – afferma Giulio De Metrio, Chief Operating Officer di SEA – In un periodo positivo per l’aeroporto di Milano Malpensa che con quasi 24,5 milioni di passeggeri chiuderà quest’anno con una crescita dell’11%, si conferma la strategia di SEA volta a individuare nuove opportunità commerciali e industriali con il mercato cinese, grande generatore di flussi turistici, come si è osservato anche durante questo evento. Stiamo lavorando da tempo per aumentare il numero di collegamenti diretti tra la Cina e l’Italia, per questo siamo in contatto con le compagnie aeree e tour operator cinesi per verificare la disponibilità all’apertura di nuovi collegamenti diretti con Milano”.
“ll dato sugli arrivi turistici internazionali conferma un trend positivo, importante per il settore e per l’economia del Paese – dichiara Giorgio Palmucci, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi. Il mondo degli alberghi è impegnato a cogliere le nuove opportunità con un occhio sempre attento alle dinamiche del mercato, ai nuovi trend ed alle esigenze dei nuovi clienti”.
“Il quinto posto tra le destinazioni mondiali ci sta stretto – commenta il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Sen. Gian Marco Centinaio – Abbiamo delle potenzialità incredibili rimaste inespresse. Stiamo già lavorando sul turismo di ritorno, ma dobbiamo fare di più. Riduciamo le frammentazioni esistenti, puntiamo sulla digitalizzazione e investiamo nelle strutture e infrastrutture. Ripensiamo il turismo italiano attraverso uno sviluppo integrato, che tenga conto della trasformazione industriale e dell’espansione dei servizi. L’obiettivo è implementare tecnologia e innovazione legati alla tradizione perché, se manca la tradizione, non sai più dove stai andando. In altre parole, facciamo sistema e crediamo davvero nella forza del brand Italia.”
Fonte : Federalberghi