Si è tenuto oggi il 3° Real Estate & Finance Summit del Sole 24 Ore, organizzato da 24 ORE Eventi e in collaborazione con Hines: un momento di confronto con i principali operatori del settore per approfondire lo stato di salute e le prospettive del mercato immobiliare nel post-Covid, il ruolo delle politiche monetarie e fiscali per la ripresa, la rigenerazione urbana e il ruolo centrale che può giocare per dare una spinta all’economia.
I lavori del Real Estate & Finance Summit del Sole 24 Ore, al quale si sono iscritte 2.500 persone, si sono aperti con una riflessione sui cambiamenti che il lavoro a distanza sta portando nella vita delle persone, ponendo la necessità di ripensare modelli di sviluppo immobiliare che fino a un anno fa si davano per scontati: cambiamenti che saranno possibili anche grazie alle politiche monetarie e fiscali varate a livello mondiale, con le banche centrali alla ricerca di strumenti nuovi per rafforzare la crescita, come ha evidenziato Lorenzo Codogno, economista e fondatore di Lc Macro Advisors: “Nel contesto attuale, il peso delle politiche economiche si sta spostando verso il lato fiscale, i Paesi stanno varando pacchetti di stimoli”, ha detto Codogno, spiegando che “le banche centrali stanno cercando nuove strade e valutano la possibilità di usare strumenti nuovi, che però sono via via meno efficaci. Per questo serve l’aiuto della politica fiscale”.
Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di Axa Investment Managers Italia ha quindi sottolineato che si vedrà anche un progressivo cambiamento degli investimenti, anche dei privati: “Le banche centrali auspicavano una riallocazione degli investimenti privati, uscendo da quelli più sicuri, per esempio i Bot. Ora i privati stanno considerando investimenti in asset reali, come oro, case e terreni e questo, nonostante alcuni rischi, può dare sostegno all’economia”.
Gli investimenti in infrastrutture possono essere un volano per la crescita e la chiave per dare slancio alla ripresa, per questo il settore immobiliare non deve restare escluso dal Recovery Fund, come ha detto Aldo Mazzocco, Ceo di Generali Real Estate: “La Ue ha indicato che il Recovery Fund non deve essere usato per spesa, ma per investimenti su infrastrutture e capitale umano, con il fine di essere più Esg possibile. Se real estate fosse considerato un’infrastruttura si creerebbe un ritorno economico”. Mazzocco ha quindi sottolineato che in Italia questo non sta succedendo, mentre “occorrerebbe passare da una logica autorizzativa a una propositiva”.
“Il Recovery Fund offre un’opportunità eccezionale, dobbiamo pretendere che la politica e il Governo usino i fondi in modo efficace. Solo così possiamo creare la condizioni per gli investimenti”, ha detto Fabrizio Palenzona, presidente del Gruppo Prelios, spiegando che “serve una cultura pro-imprese” e “c’è bisogno di infrastrutture”, scuole, università, ricerca, servizi alla persona, sanità, rete digitale e connettività dei territori.
“La rigenerazione urbana può rappresentare un volano fortissimo per il rilancio dell’economia in Italia. Vedere che l’immobiliare non è al centro del dibattito politico, per esempio su come usare il Recovery Fund, dispiace. I fondi europei sono un’opportunità unica che come comunità non dobbiamo mancare”, ha detto Mario Abbadessa, senior managing director & country head di Hines Italy.
In questo contesto, la rigenerazione urbana può diventare un motore per la ripresa economica, come ha detto David Kong, partner di Foster + Partners: “L’impatto della rigenerazione urbana è anche socioculturale. Luoghi dove non era gradevole vivere riprendono vita, trasporti e tecnologia diventano centrali”.
Luigi Aiello, chief corporate & business development di Prelios, ha quindi posto l’accento sul fatto che un rafforzamento dell’infrastruttura accrescerebbe anche l’appeal dell’Italia per gli investitori stranieri, che comunque continuano ad avere un interesse per il Paese, anche perché i fondamentali economici sono percepiti come solidi. “Gli investitori guardano all’Italia e la direttrice in tutti i settori, non solo dell’immobiliare, è l’Esg, che oggi viene visto con una lente diversa, mentre in passato era percepito solo come un tema filantropico”, ha detto Aiello, sottolineando che “con il Covid l’attenzione degli investitori si è spostata sulle iniziative attente al tema sociale e questo nell’immobiliare si vede in modo particolare”.
Un uso adeguato del Recovery Fund consentirebbe anche una migliore connettività e quindi un potenziamento delle aree secondarie, che a loro volta diventerebbero interessanti per gli investitori, oggi concentrati sulle grandi città, come ha messo in evidenza Valeria Falcone, Managing Director real estate di Barings. “Se non riusciamo a superare l’impasse sulle infrastrutture, gli investitori potrebbero andare altrove. Se non c’è un sistema dietro, il gap difficilmente sarà colmato per le città secondarie”, spiegando che “ci deve essere un grande sforzo di tutti per mitigare le conseguenze negative ed evitare che i capitali vadano altrove o si concentrino in alcune aree, come Milano”.
Come ha spiegato Luca Malighetti, Managing Director di Värde Partners, se “è facile pensare a progetti di riqualificazione in aree che hanno un adeguato assorbimento, come le grandi città, come Milano, Torino, Venezia o Genova”, in altre aree è più complicato, motivo per cui andrebbe ripensato l’approccio. Soprattutto in un momento in cui è difficile stimare l’effettivo impatto dell’emergenza sanitaria.
“Non credo abbiamo oggi la percezione degli impatti permanenti della pandemia, abbiamo una visione dell’incertezza del futuro. Chi deve portare avanti progetti di rigenerazione urbana di lungo termine, deve essere pronto a tutto, studiando progetti flessibili e in grado di adattarsi a un cambiamento della domanda che sarà determinato non solo la pandemia, ma anche da fattori come i cambiamenti climatici e le evoluzioni tecnologiche”, ha detto Davide Albertini, direttore generale di Risanamento.
La rigenerazione urbana diventa quindi un motore dell’economia reale. “E’ fondamentale creare una visione del territorio, creando valore nel lungo periodo. Deve cambiare il modo in cui ci si approccia ai progetti, con un cambiamento del modo di lavorare che porta maggiori risultati. Questo anche con una collaborazione tra pubblico e privato, che devono trovare un equilibrio”, ha detto Andrea Rucksthul, director di Lendlease.
Fonte : Il Sole 24 Ore