a cura dell’ Ufficio Studi Promotor
Doccia fredda sulle speranze di ripresa a breve dell’economia italiana. La produzione industriale secondo l’Istat è scesa in luglio dell’1,1% su giugno. L’indice si è portato a quota 90,4 e quindi ad un soffio dal minimo toccato nel marzo 2009 al termine del crollo innescato nel 2008 dal fallimento di Lhemann Brothers. Rispetto al picco ante-crisi dell’aprile 2008 la produzione industriale in luglio fa registrare un calo del 25,5% riportandosi sui livelli della fine degli anni ‘80.
Il dato di oggi appare particolarmente negativo perché in giugno e in maggio, dopo una lunga serie di cali, si erano registrati due modesti, ma significativi, incrementi (+0,1% e +0,2%) dell’indice della produzione industriale che erano stati interpretati come un primo segnale di risveglio dell’economia reale. Il calo di luglio indica che l’inversione di tendenza nell’andamento della produzione industriale non si è ancora verificata e di conseguenza le speranze di ripresa dell’economia italiana poggiano ora soprattutto sui miglioramenti che si sono registrati negli ultimi mesi nel clima di fiducia dei consumatori e delle imprese e sull’auspicio che il Governo sappia e possa varare misure effettivamente incisive per la ripresa in tempi brevi.
Analizzando i dati diffusi oggi dall’Istat per raggruppamenti di industrie, luglio ha fatto registrare un calo particolarmente pesante nella produzione di beni di consumo durevoli (-5,2%) e di beni strumentali (-3,1%), mentre per i beni intermedi il calo congiunturale è dell’1,1% e una modesta crescita si registra per i beni di consumo non durevoli (+0,5%) e per l’energia (+1,7%). Considerando i dati per settori di attività in luglio rispetto a giugno il calo interessa tutta l’industria con la sola eccezione di tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+4,4%), coke e prodotti petroliferi (2,2%) ed energia elettrica, gas, vapore ed aria (+0,8%). Particolarmente pesante il calo per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,5%).