Cosa altro deve succedere per capire che un fenomeno come quello degli affitti brevi ha bisogno di una regolamentazione? Eppure le città vuote di questi mesi ci avevano mostrato con grande chiarezza cosa vuole dire una realtà in cui non c’è più una collettività residente – si legge in una nota di Confindustria Alberghi.
Sono molti i Paesi in Europa e nel mondo che, anche senza aspettare l’evidenza generata dalla pandemia, avevano già provveduto a regolamentare un fenomeno certamente attuale e importante, ma che in assenza di regole e controlli sta snaturando le nostre città.
Nel percorso di conversione del Decreto Agosto in Commissione era stato inserito un passaggio che mirava a riconoscere la condizione di attività d’impresa e quindi l’applicazione della fiscalità ordinaria per quanti gestivano più di quattro appartamenti nello stesso territorio.
Un meccanismo che si limitava a riconoscere una condizione di fatto e che pur non impedendo l’attività andava a ridurre quel vantaggio normativo e fiscale che sta alla base dell’esplosione di questo fenomeno.
Purtroppo però oggi nel passaggio in aula questa norma è stata stralciata.
Stralcio che sembra più rispondere alla tutela della rendita di posizione di alcuni, piuttosto che alla tutela dell’interesse collettivo legato a sicurezza, vivibilità e alla attrattività turistica delle nostre città e del Paese.
E’ necessario un ripensamento, non possiamo rischiare che le nostre città perdano i loro abitanti, la loro identità e quelle caratteristiche del vivere italiano che costituiscono una componente fondamentale dell’attrattività turistica del nostro Paese. Un valore sociale ed economico che, tanto più oggi, è necessario preservare – conclude la nota.
Fonte : Associazione Italiana Confindustria Alberghi