di Paola G. Lunghini.
Quando conobbi Vittorio Annoni, molti anni orsono, la prima impressione fu quella di aver incontrato una persona molto gentile e – non so perché – un poco timida. In ogni caso, un gentleman. Ora che lo conosco abbastanza bene , e siamo buoni amici, la mia sensazione – nel descriverlo- rimane la stessa : è un vero gentleman, è molto gentile e – non so ancora perché – un po’ timido. O forse mi sbaglio: la sua ipotetica timidezza è ancor oggi, forse, solo il riflesso di una educazione severa che non contemplava ineleganti concessioni all’ espansività ( cosa assolutamente normale nel “ mondo di ieri” e che personalmente mi augurerei ritornasse normale nel “ mondo di domani” , ndr).
Ciò non significa , sia chiaro, che Vittorio non sia “ passionate”. Anzi. «Ritengo che un’attenta gestione del tempo libero sia fondamentale per mantenere viva la curiosità, la cultura, e i rapporti sociali; sono stato fin da giovanissimo fautore del concetto “mens sana in corpore sano”, vado regolarmente in palestra e faccio lunghe passeggiate» dice. «Il contatto con la natura è per me importantissimo . Dopo tanti anni in giro per l’Europa mi piacciono le vacanze in Italia, vista con occhi “stranieri”, apprezzandone le bellezze e la qualità della vita, senza soffrirne troppo gli svantaggi». (Io intanto vado con il pensiero alla bella villa di famiglia, al lago, dove egli passa volentieri i week end con parenti e amici, momenti quieti in cui le conversazioni si svolgono con nonchalance in diverse lingue europee, ndr).
Ed è anche , secondo me, abbastanza visionario: «Ho una grande attenzione all’estetica e una vera passione per le arti figurative: pittura, scultura, architettura, ma anche per i fumetti e il cinema. Mi piace la musica, barocca, sinfonica, corale, ma anche il rock. Sono aperto e interessato a fare nuove conoscenze e a conoscere nuove idee; per i libri, romanzi, gestione aziendale, organizzazione». (Vado con il pensiero alla sua casa milanese, grappoli di libri dappertutto, ndr). Ama anche «partecipare a iniziative, fare vita associativa» ( è iscritto anche ad AICI-Associazione Italiana Consulenti, Gestori e Valutatori Immobiliari).
Ma tutto in modo molto, molto discreto. E riservato.
Partiamo allora da dove tutto ebbe inizio: da Ginevra. Nato nel 1955 nella città svizzera e lì cresciuto – bilingue, ovviamente – nell’ambiente delle organizzazioni internazionali, Vittorio ha passaporto italiano ( la sua famiglia proviene da Milano ) e status diplomatico alla nascita. «Alla fine delle scuole superiori francesi, comunitarie e quindi riconosciute in Italia, a 17 anni mi trasferisco a Milano dove frequento il Politecnico e mi laureo in ingegneria chimica» racconta. (Omette di dire che divideva allora gli studi tra il Capoluogo lombardo e Bruxelles, dove frequentava il “Von Karman Institue”, centro di eccellenza dedicato al grande fisico ungherese, specializzato nello studio della dinamica dei fluidi, ndr ).
Tra un Master in gestione aziendale ( SDA Bocconi) e un Executive Master ( in joint Bocconi e New York University) , Vittorio inizia quella che sarà una pluriennale esperienza italiana al Petrolchimico di Trecate ( presso Novara). Poi, nel 1985-86, un incarico internazionale in progettazione e produzione con il gruppo Exxon , tra Londra e Bruxelles.
A 30 anni entra alla Shell, una posizione già manageriale con livelli crescenti di responsabilità. «Prima in Italia nel tecno- commerciale, poi pianificazione strategica, e direzione operativa; poi, ancora, direzione commerciale ad Amburgo» dove incomincia a occuparsi anche di real estate, che sempre più gli piace e sempre più approfondisce : e infatti rientra in Italia come Country Head investimenti . Passa quindi in Shell International, prima come Direttore Sviluppo in Romania, e successivamente – basato a Londra – come Direttore Patrimonio nei 12 Paesi del cluster “Central Eastern Europe”, cioè dai Paesi Baltici alla Turchia. Un lavoro coinvolgente e denso di soddisfazioni; ma anche anni di viaggi continui in cui, ovviamente, stra-perfeziona le altre due lingue che già conosceva ( inglese e tedesco) e impara pure il rumeno.
Ma, dopo tanti aeroporti ( Milano, Ginevra ed Amburgo sono comunque sempre le città predilette) , viene il tempo di fermarsi e nel 1999 Vittorio decide di stabilirsi definitivamente a Milano . Ormai condivide la propria vita con la bella Emanuela ( di professione psicoanalista, ella qui lavora ) ; e con il figlio ( che anche nel capoluogo lombardo vive ) ha un buon rapporto . Oggi Alberto, 30 anni, laurea breve in gestione aziendale alla Università Bicocca, iscritto all’ ANACI, è amministratore di una piccola societa’ artigianale, e si occupa di gestione condominiale.
Vittorio lascia dunque Shell per iniziare una attività imprenditoriale di sviluppo immobiliare con altri soci amici, e nel frattempo assume incarichi direttivi in Italia, nella società Europa Risorse , per conto di Doughty Hanson (Private equity) e DEGI (SGR). Nel 2008 diviene – e mantiene il ruolo sino al 2014 – Country Head immobiliare per Aberdeen AM, Asset Management Company quotata alla Borsa di Londra (al FTSE 100) con oltre 400 miliardi di euro di AUM.
L’ attuale ruolo di Vittorio, oggi Advisor, è quello di «supportare i clienti nella gestione del proprio patrimonio immobiliare, valutando i rischi e creando valore in tutte le fasi del ciclo (acquisizione, valorizzazione, vendita), mettendo in pratica i principi del “ Socially Responsible Property Investment”, operando come “system integrator” nell’ambito della consulenza strategica, mettendo a disposizione una expertise diversificata e approfondita insieme a partner selezionati». Più in dettaglio, mi spiega , «affianchiamo i clienti nell’analisi dello scenario, nella presa delle decisioni e nell’implementazione delle scelte di investimento, disinvestimento e ownership. Siamo orientati alla riduzione dei rischi, alla valorizzazione degli asset, al rispetto dei migliori standard sociali e ambientali, che rappresentano una pre-condizione di creazione di valore nel lungo periodo». L’ attività è molto nelle sue corde, perché si definisce «calmo e riservato, sensibile nel trattare le persone in maniera molto differenziata». E’ creativo e curioso, e gli piace interagire con clienti, partner e organizzazioni collaborativi, capaci di essere in sintonia con i suoi valori personali. « Per contribuire» aggiunge « a costruire un mondo più equo».
Q.Qual è il progetto/operazione/intervento che più ha arricchito la Tua esperienza professionale e umana ?
A. E’ stato ogni volta che mi sono confrontato con sfide ambiziose, insieme a persone in grado di pensare con la loro testa e mettersi in gioco per imparare, e credere nelle proprie capacità; e questo sia a livello italiano che internazionale, sia nei progetti che nei processi, sia negli obiettivi che nel percorso. Alcuni esempi: avviamento della filiale italiana di Aberdeen Property Investors nel 2008, progetto di sviluppo immobiliare nel 2000, nomina a Dirigente e Direttore Investimenti Shell Italia nel 1993, nomina a Direttore Interregionale Shell retail nel 1989, progetto espansione produzione solventi nel 1984.
Q.Come vedi il futuro prossimo dell’industria immobiliare in generale? E aree, tipologie, segmenti etc di futuro possibile interesse.
A.Il settore immobiliare italiano si conferma come patrimonio “centrale” per i proprietari, ma vede anche mutato il proprio ruolo di garanzia di valore e di finanziamenti. Si sta definendo un nuovo scenario in cui:
• le decisioni di investimento e dismissioni, e le esigenze reali dell’investitore e del finanziatore devono essere riesaminate periodicamente con approccio olistico
• il mercato è dominato da una domanda qualificata e da un’offerta importante, che richiedono attenta valutazione del ciclo di vita dell’immobile con significative riconversioni
• un parco immobiliare obsoleto e poco attraente per gli investitori crea opportunità per operatori in grado di innovare l’offerta.
Q.Parliamo dell’Italia vs estero
A.Nell’allocation degli investimenti immobiliari, l’Italia ha sempre scontato un maggior “rischio” che si traduce in una maggiore richiesta di redditività potenziale.
Q.Che rapporto hai con le professioni immobiliari con cui vieni in contatto?
A.Un rapporto di collaborazione e trasparenza basato su mutuo rispetto e valorizzazione, misurato in base a indici di performance.
Q.Se ne avessi il potere, il “primo punto in agenda “per far ripartire il real estate in Italia…
A.Tutti i progetti hanno bisogno di una “miccia finanziaria” per essere lanciati, “equity kicker” o capitale di rischio iniziale, senza il quale il progetto non parte; è fondamentale la logica project financing; e occorre una filiera qualificata per garantire qualità degli interventi.
Q.Dove Ti vedi fra cinque anni?
A.Un sogno: mi vedo a Milano, città che avrà fatto da “miccia” ( nel senso sopra esposto) per il rilancio dell’Italia su base meritocratica, tornata capitale morale e del lavoro, dell’arte e dell’impresa.