La Presidente di Confindustria Assoimmobiliare, Silvia Rovere, ha così commentato le dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Visco nell’Audizione di ieri presso le Commissioni Riunite Finanze di Camera e Senato:
«Prendiamo atto con profondo sconcerto di quanto dichiarato da Vincenzo Visco in merito alla tassazione in vigore sugli immobili. La realtà dei fatti si discosta in modo netto dalle opinioni che ha ripetutamente espresso, visto che il settore immobiliare non può essere considerato “sotto-tassato”. Si tratta di affermazioni non veritiere e riconducibili a un approccio ideologico, senza alcun riscontro oggettivo nelle serie storiche. È con estrema facilità che si può infatti verificare il contrario, anche consultando i dati pubblici del MEF che certificano come dal 2012, a seguito dell’incremento delle aliquote deciso dal Governo Monti, l’imposta patrimoniale su tutte le tipologie di immobili sia complessivamente più che raddoppiata passando da meno di 10 miliardi del 2011 ai 22 miliardi del 2019, nonostante l’esenzione della prima casa non appartenente alla categoria “immobili di lusso”.
L’incremento della tassazione sugli immobili dovuto all’aggravio delle imposte municipali (IMU e TASI) ha inciso in modo determinante sulla costante perdita di valore delle abitazioni dal 2012 in poi. L’Italia è uno dei pochi paesi europei a non aver recuperato il livello dei prezzi delle case raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008. Esiste, infatti, una evidente correlazione negativa tra il pesante inasprimento della tassazione immobiliare e il prezzo delle abitazioni. È pertanto privo di fondamento che i proprietari degli immobili si siano “indebitamente arricchiti” nel corso degli anni, come ha aggiunto Vincenzo Visco. I dati Eurostat mostrano il contrario, ossia che dal 2008 l’indice dei prezzi delle case in Italia è sceso del 5%, mentre la media europea nello stesso periodo è cresciuta del 15%. Ci preoccupa molto che, finanche in sedi istituzionali, si possa assistere a simili distorsioni della realtà, quando invece si dovrebbe pensare agli strumenti più idonei per un rilancio del settore immobiliare e delle sue filiere, che generano circa un quinto del PIL del Paese e in cui sono investiti il 60% dei risparmi delle famiglie ».