«La Banca d’Italia, riferendosi all’andamento delle compravendite immobiliari, definisce “crescita” quello che gli stessi grafici pubblicati nel rapporto diffuso oggi dimostrano essere solo un parziale recupero delle perdite subìte negli scorsi anni. Chiarirlo serve a varare le giuste politiche per il settore.
Del resto, gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate parlano chiaro. Nel 2016, il numero delle compravendite è stato inferiore di circa il 25% (– 24,92%) rispetto al 2008, ultimo anno prima della crisi finanziaria mondiale, e di circa il 14% (– 13,64%) rispetto al 2011 (con una punta del – 31% per il terziario), ultimo anno prima dell’inizio della tassazione Imu/Tasi.
Quanto ai valori, secondo l’Istat i prezzi delle abitazioni esistenti sono scesi del 20% rispetto al periodo pre-Imu/Tasi e sono diminuiti anche nel corso del 2016. Eurostat, dal canto suo, ha certificato che l’Italia è l’unico Paese europeo, a parte Cipro, in cui i prezzi sono calati nel 2016.
Il mercato immobiliare, insomma, è ancora in piena sofferenza e il motivo è che ha dovuto fronteggiare due crisi: quella internazionale del 2008/2009 e quella, tutta italiana, prodotta dalla triplicazione della tassazione iniziata nel 2012. Come dimostrano anche le elezioni presidenziali francesi, il settore immobiliare ha bisogno di politiche di sostegno che – se realizzate – avrebbero effetti positivi su decine di comparti economici. Perché non si agisce?».