« Nel nostro Paese la land degradation è evidente in maniera significativa nelle regioni meridionali e insulari (Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia) dove, oltre allo stress di natura climatica, la pressione spesso non sostenibile delle attività umane sull’ambiente sta determinando una riduzione della produttività biologica e agricola e una progressiva perdita di biodiversità degli ecosistemi naturali».
Lo afferma Maria Luigia Giannossi , ricercatrice dell’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del CNR (IMAA CNR ).
«Anche le regioni del centro nord, in particolare Toscana, Emilia Romagna, e la Pianura Padana in generale – prosegue Maria Luigia – manifestano un peggioramento della situazione idrometeorologica e sono sempre più vulnerabili all’irregolarità delle precipitazioni, alla siccità e all’inaridimento».
I dati a livello mondiale sono preoccupanti . «Circa 2 miliardi di ettari delle terre emerse sono interessati a diversi livelli da processi di degrado – continua laricercatrice – compromettendo ben l’84% delle aree agricole a livello mondiale e coinvolgendo circa un quarto della popolazione del globo» .
I nuovi studi verranno illustrati a Pisa in occasione di Geoitalia 2013 , dal 16 al 18 settembre , convention internazionale organizzata dalla Federazione Italiana di Scienze della Terra .