Sono gli stranieri a trainare la ripresa del settore turistico in Italia. Lo dimostra il bilancio dell’estate appena conclusa che ha confermato un fenomeno in corso almeno da due decenni: dal 2003 le presenze estere nei mesi estivi sono cresciute del 54%, compensando quelle nazionali, scese del 7%. È quanto evidenzia il brief degli analisti di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) sul settore del turismo italiano, comparto strategico per l’economia del Paese e che risulta essere tra i cinque meno inquinanti dell’Unione Europea[1].
L’aumento dei flussi turistici globali previsto nel prossimo decennio potrebbe valere per l’Italia fino a circa 30 milioni di arrivi in più[2], evidenzia l’approfondimento intitolato “La ripresa turistica in Italia: quale futuro dopo l’estate?”. I grandi eventi come il Giubileo del 2025, le Olimpiadi 2026 di Milano Cortina, e l’eventuale Expo 2030 a Roma potranno essere i principali catalizzatori.
Il Paese ha il potenziale per intercettare la crescita del turismo internazionale. Guardando alle stime, i mesi tra giugno e agosto di quest’anno hanno fatto raggiungere un nuovo record, con oltre 100 milioni di presenze straniere[3], mentre per gli italiani si è registrato un orientamento verso mete estere meno costose, che ha portato ad un dato sotto le attese per la componente domestica dei movimenti turistici.
L’analisi indica tre tendenze che stanno emergendo a livello globale e con cui il settore turistico sarà chiamato a confrontarsi nel prossimo decennio:
- i flussi proverranno soprattutto dall’Asia, dove sarà più marcata la crescita della classe media, e saranno caratterizzati da una crescente ricerca di esperienze uniche, meglio se di lusso;
- la vacanza sarà ancor più sostenibile e digitalizzata, spingendo gli operatori a competere su servizi green e su offerte che, ricorrendo alla tecnologia, potranno essere sempre più personalizzate;
- saranno più apprezzate mete ad oggi meno comuni, con gli impatti del riscaldamento globale che eserciteranno un’influenza crescente sulle scelte delle destinazioni.
Già oggi, come detto, il Paese vanta un punto di forza, poco conosciuto, in materia di sostenibilità: il turismo italiano infatti è tra i cinque meno inquinanti nell’Unione europea[4] grazie all’elevata incidenza delle rinnovabili sul consumo energetico totale degli alberghi. Ma per restare competitivi, massimizzando il potenziale offerto ai visitatori stranieri, il documento indica un mix di interventi volti a indirizzare il comparto verso:
- una crescente industrializzazione dei suoi operatori, anche attraverso un maggior ricorso al capitale di rischio e a modelli di gestione alberghiera più flessibili, così da ridurre la frammentazione dell’offerta ricettiva e favorire la creazione di campioni nazionali;
- un accorciamento del divario tra domanda e offerta di lavoro, facendo leva su un miglioramento dei programmi di formazione, un numero maggiore di scuole dedicate all’ospitalità e di percorsi di aggiornamento e potenziamento per gli operatori del comparto;
- una valorizzazione di località secondarie e forme di turismo meno stagionali, attrattive non solo in un limitato periodo dell’anno, come il cicloturismo, il turismo montano non sciistico, quello termale ed enogastronomico.
[1] Posizionamento che risulta considerando l’inquinamento in rapporto al valore aggiunto prodotto dal comparto.
[1] Elaborazione CDP su dati UNWTO, proiezione sulla base dei tassi di crescita negli ultimi 20 anni.
[1] Elaborazione CDP su dati ISTAT e Assoturismo – Confesercenti.
Fonte : CDP
[1] Posizionamento che risulta considerando l’inquinamento in rapporto al valore aggiunto prodotto dal comparto.
[2] Elaborazione CDP su dati UNWTO, proiezione sulla base dei tassi di crescita negli ultimi 20 anni.
[3] Elaborazione CDP su dati ISTAT e Assoturismo – Confesercenti.