Come vivranno, lavoreranno e faranno acquisti gli Italiani nei prossimi anni? A queste domande ha cercato di rispondere CBRE, con la propria indagine dal titolo “Live-Work-Shop Italy”. Partendo da un’indagine globale di CBRE nella quale sono state intervistate oltre 20.000 persone in tutto il mondo, il Team Research Italia di CBRE ha estrapolato i risultati ottenuti dai 1.100 intervistati italiani inclusi nel sondaggio appartenenti alle diverse generazioni*.
L’indagine ha offerto l’opportunità di analizzare i comportamenti degli Italiani e di confrontarli con quelli di altri Paesi. Mentre la globalizzazione tende ad attenuare le differenze tra i Paesi, l’evoluzione degli stili di vita può creare disparità sempre più significative tra le generazioni in un mondo in continua evoluzione. Questa tendenza è confermata dall’indagine, che indica come gli Italiani non sono molto indietro rispetto alle loro controparti europee nell’allineamento sulle principali tendenze (dall’e-commerce al lavoro ibrido), ma le differenze culturali persistono. In particolare, le differenze generazionali all’interno dell’Italia sembrano essere maggiori rispetto a quelle tra i diversi Paesi.
Al fine di fornire agli investitori suggerimenti concreti per costruire città resilienti in un ambiente favorevole agli investimenti, l’analisi di CBRE si è concentrata sugli aspetti che caratterizzano le generazioni più giovani e che evidenziano delle differenze significative tra l’Italia e gli altri Paesi.
LIVE | Il settore residenziale
La scelta dell’abitazione è da sempre una delle decisioni più importanti per un individuo e il 37% degli intervistati italiani esprime il desiderio di voler cambiare casa entro i prossimi due anni. La maggior parte di queste persone (63%) ha un’età inferiore ai 33 anni, spesso all’inizio della carriera o in procinto di formare una famiglia.
Gli Italiani, inoltre, sono noti per la loro tendenza a investire nel mattone e, come emerge dall’indagine, il 61% degli individui intervistati possiede un’abitazione di proprietà. Tuttavia, questa tendenza non è distribuita in modo uniforme tra tutte le generazioni, variando dal 41% della Gen Z all’81% dei Baby Boomers. Le persone di età inferiore ai 33 anni sono infatti le più propense a trasferirsi in alloggi in affitto (73% degli intervistati sotto i 33 anni).
Il rapporto tra redditi e spesa per l’abitazione in Italia rimane complessivamente buono, l’Italia ha una percentuale più alta di persone che pagano meno del 30% del loro reddito per l’alloggio (77%), ma la sostenibilità della spesa per l’abitazione cambia molto tra le generazioni, penalizzando le fasce di popolazione più giovani, in particolare nelle aree centrali delle grandi città. La pandemia ha indubbiamente cambiato le priorità nella scelta della casa – ponendo grande enfasi alla qualità degli spazi, come ad esempio la necessità di zone di lavoro dedicate – ma si osservano anche in questo ambito delle differenze tra generazioni: i più giovani, continuano a porre una forte attenzione al prezzo, come conseguenza di una minore capacità di spesa.
In linea con i risultati europei è la preferenza degli italiani a trasferirsi in aree più decentrate, mentre è interessante notare come i due estremi della popolazione, Baby Boomers e Gen Z, sono quelli più propensi a trasferirsi all’estero.
Silvia Gandellini, Head of Capital Markets & A&T High Street di CBRE Italy, afferma: “Nei prossimi anni il settore residenziale dovrà essere in grado di offrire alternative economicamente più accessibili, in particolare abitazioni in affitto attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti multi-family e built-to-rent nelle grandi città. Sono, infatti, queste le richieste delle generazioni più giovani e degli individui con risorse economiche limitate. La sfida per il settore sarà quella di offrire soluzioni abitative con un impatto positivo sia a livello ambientale che sociale, come affordable housing, senior living e student housing”.
WORK | Il settore Uffici
Sono già molti i lavoratori italiani che usufruiscono di un modello di lavoro ibrido (43%), una percentuale inferiore a quella europea e globale (58%), ma è sempre forte il desiderio di continuare a dirigersi verso le modalità di lavoro flessibili, privilegiate dal 67% degli intervistati italiani, in particolare quelle che consentono di trascorrere la maggior parte della settimana a casa, come indicato dal 43% degli intervistati.
Il desiderio di legami sociali con i colleghi e l’aumento della produttività sono i fattori alla base del ritorno in ufficio. La buona qualità dei servizi e delle strutture è quindi fondamentale per aumentare la soddisfazione dei lavoratori e rendere più attraente il luogo di lavoro. Meno della metà degli intervistati italiani (48%) si ritiene complessivamente soddisfatta della qualità del proprio attuale ambiente di lavoro in ufficio, un livello inferiore rispetto ai colleghi europei e mondiali, dove la soddisfazione complessiva raggiunge rispettivamente il 62% e il 66%.
I fattori come le caratteristiche ambientali (luce naturale, migliore qualità dell’aria, acustica, ecc.), la disponibilità di spazi per concentrarsi sul lavoro, le opportunità di benessere/relax e dotazioni tecnologie avanzate, sono considerate tra i fattori più desiderabili dalla grande maggioranza degli intervistati.
Fabio Mantegazza, Head of Advisory & Transaction Services di CBRE Italy, sottolinea: “Il lavoro ibrido è ormai una tendenza chiave nel mondo office e, nei prossimi anni, ci aspettiamo che le aziende corporate privilegeranno uffici situati in location fortemente accessibili, ricche di servizi e comfort in zona, in grado di offrire un’ottima qualità del lavoro e attenzione al well-being. Gli occupier dovranno considerare tutti questi aspetti per soddisfare al meglio le richieste dei propri dipendenti e siamo certi che il luogo di lavoro potrà contribuire ad attrarre e trattenere i talenti, soprattutto per le generazioni più giovani”.
SHOP | Il settore Retail
La maggior parte dei consumatori italiani preferisce ancora acquistare in negozio, soprattutto per particolari categorie di prodotto, ma nel complesso gli italiani sono già prevalentemente degli acquirenti omnicanale: se consideriamo i consumatori di negozi fisici che acquistano anche online, la popolazione omnicanale italiana raggiunge il 91%.
I nativi digitali non sono necessariamente i principali consumatori di e-commerce, come dimostra la Gen Z che ha la stessa probabilità della Gen X di acquistare principalmente o esclusivamente online. Per tutte le generazioni, la possibilità di vedere e provare i prodotti, così come la loro immediata disponibilità e il supporto dell’addetto alle vendite, continuano a mantenere alte le preferenze per i negozi fisici. In effetti, il 61% degli intervistati ha una preferenza per gli acquisti prevalentemente offline.
Infine, l’attenzione dei consumatori nei confronti della sostenibilità continua a rafforzarsi. La maggior parte dei consumatori italiani ha integrato le preoccupazioni ambientali nelle proprie abitudini di consumo: il 76% dei consumatori ha cercato di consumare meno negli ultimi sei mesi, ma è anche più selettivo, preferendo prodotti di produzione locale (66%) e marchi minori/indipendenti (49%).
Mirko Baldini, CEO di CBRE Italy, sottolinea “Le abitudini degli italiani stanno cambiando e noi operatori del mercato immobiliare dobbiamo essere in grado di leggere questi cambiamenti e adattarci alle nuove sfide che ci troviamo davanti. Indubbiamente gli italiani sono diventati consumatori digitali, ma questa non è una cattiva notizia per i negozi fisici. È importante che i retailer si impegnino a migliorare l’esperienza per il consumatore omnicanale e investano nella formazione dei propri dipendenti e nella loro retention, per assicurare al cliente finale tutti i benefici di un ottimo servizio di supporto alle proprie decisioni di acquisto”. Baldini aggiunge:“Un tema fondamentale e trasversale a ogni riflessione sul mercato immobiliare è sicuramente il tema ESG: l’attenzione delle proprietà non dovrà fermarsi soltanto alla ricerca di occupier in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità. Gli investitori dovranno infatti investire sempre di più nel monitoraggio regolare delle performance degli immobili, in modo da offrire riscontri misurabili e continuativi sulle prestazioni dei propri asset”.
Fonte : CBRE