Nel primo semestre 2020, le pubblicazioni delle esecuzioni immobiliari sono calate in media del 40% rispetto al 2019. Ma in molti casi, si va ben oltre. Questo uno dei primi dati che emergono dalle ultime rilevazioni realizzate dal Centro Studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions.
La chiusura dei tribunali causa Covid-19 ha colpito anche il settore delle aste immobiliari, di fatto bloccate durante tutto il lockdown e, in alcuni casi, anche oltre.
L’Osservatorio T6 (associazione di riconosciute professionalità nel settore delle procedure esecutive) ha stimato il danno economico e sistemico che deriverà al settore dalla chiusura dei tribunali, ormai off limits, attorno al miliardo di euro solo per il primo mese di lockdown.
Nel primo semestre 2020, le esecuzioni sono calate in media del 40% rispetto al 2019. Ma in molti casi, si va ben oltre, come a Roma (- 47%), Milano (- 46,8%), Napoli (-51%) o nelle realtà stremate dal Covid, come Piacenza (-76,6%) e Lodi (-60,4%). Numeri che si spiegano in parte con l’emergenza sanitaria, in parte con le norme del DL Cura Italia, che hanno bloccato i pignoramenti fino al 31 ottobre per quanto riguarda le abitazioni principali.
Nello scorso mese di settembre, le aste sono state 13.032, cioè quasi la metà rispetto alle 25.111 dello stesso mese dello scorso anno (-48%). Da luglio a settembre 2020 le aste sono state 19.162, un dato che risulta più che dimezzato se lo si confronta con quello dello stesso trimestre del 2019 che indicava 54.212 aste battute (-65%). Il valore complessivo degli immobili posti in asta tra luglio e settembre è stato di 2,7 miliardi nel 2020 contro i 7,2 miliardi segnati nello stesso arco temporale del 2019. Si tratta di un calo che si attesta quindi al 62%, meno della metà rispetto lo scorso anno.
“Il problema è molto serio, soprattutto in prospettiva. – commenta Mirko Frigerio, Fondatore e Vicepresidente Esecutivo NPLS RE SOLUTIONS e Presidente del Centro Studi AstaSy Analytics – Il blocco dell’offerta dovuto alla chiusura dei tribunali, peraltro, si è accompagnato a un distacco di interesse da parte della domanda, con il risultato che il riequilibrio di domanda e offerta in sostanza non c’è stato. I vari Dpcm approvati e convertiti in legge dall’esplosione della pandemia, hanno cercato di puntellare il sistema economico nazionale, che si è trovato ad affrontare una situazione difficile e inedita, ma con scarsi strumenti di politica economica veramente efficaci”.
Il Centro Studi AstaSy Analytics ha inoltre calcolato che i tempi medi della giustizia si sono allungati in media di 270 giorni attestandosi quindi a 1.808 giorni, pari a circa 5 anni, contro i 4 anni e 3 mesi delle statistiche medie rilevate precedentemente dall’Osservatorio T6. Ciò significa appunto che gli incassi dalla giustizia saranno posticipati di almeno 270 giorni.
Un altro aspetto da considerare è legato invece alle effettive volontà di partecipare a un’asta in piena crisi finanziaria. Lo sconto medio tra valore della CTU e il valore di aggiudicazione del bene si abbasserà di un ulteriore 25%, passando dall’attuale medio 54% al prospettico 68%, riducendo ulteriormente i flussi di recupero.
“Occorre individuare tutte quelle azioni a tutela del credito che si differenziano dalla sola attività giudiziale. Innanzitutto, il 32% delle esecuzioni immobiliari ha la possibilità di trovare un accordo stragiudiziale tra banca e debitore. In alcuni casi l’accordo può essere trovato anche proponendo il bene in vendita su iniziativa del proprietario, utilizzando sia una seria valutazione del bene, sia un consulente immobiliare che ne comprenda i volumi debitori e costituisca una linea di chiusura che porti alla vendita del bene in tempi e recuperi inferiori rispetto alla giustizia. Occorre poi incentivare l’uso delle aste telematiche per le procedure concorsuali, studiare la cessione dei singoli crediti large e medium e predisporre micro-pacchetti di small-ticket a utilizzatori finali o operatori locali. Utile può essere l’utilizzo attivo e strutturato delle Re.o.Co., acquisendo un numero seppur limitato di immobili che possano essere successivamente messi a reddito, gestiti e successivamente rivenduti, al fine di tamponare la perdita di valore causata dai continui ribassi” conclude Frigerio.
Fonte : Company