Confindustria Assoimmobiliare, con la Presidente Silvia Rovere, ha preso parte a due appuntamenti convegnistici al MIPIM, la fiera internazionale del real estate: l’“Italian real estate: growth embraces quality and uncertainty” organizzato come da ultradecennale tradizione dallo Studio legale Chiomenti , e il convegno “The Italian market in 2023: trends and perspectives, opportunities and projects” a cura di ITA – Italian Trade Agency.
Nel corso dei due eventi, la Presidente Silvia Rovere ha ricordato che «la transizione verde del settore immobiliare è una necessità che nasce da due fattori: una nuova e più matura domanda del mercato e una regolamentazione europea stringente». Ha poi continuato : «In Italia, nonostante i tentativi di intervento degli ultimi otto anni con i diversi bonus fiscali – culminati nel Superbonus – il 55% delle abitazioni residenziali rientra ancora nelle due peggiori classi energetiche “F” e “G”. Se affrontati per tempo, gli obiettivi di efficienza energetica delineati con la Direttiva Europea EPBD possono essere una grande opportunità di sviluppo e di stabilizzazione della crescita economica. È chiaro come questi obiettivi richiedano azioni che non possono limitarsi al rinnovo degli edifici esistenti, ma sarà necessaria sia la sostituzione degli edifici stessi sia la creazione di nuovi prodotti con le migliori prestazioni energetiche possibili».
In Italia, infatti, il 45% del patrimonio immobiliare residenziale è costituito da edifici costruiti tra il 1946 e il 1980, anni di produzione sovente caratterizzati da una bassa qualità costruttiva e dalla mancanza di norme antisismiche, centrali per il nostro Paese. La carenza di nuovo prodotto è confermata dal numero di edifici di recente costruzione, mai così basso come negli ultimi anni. In Italia, infatti, la produzione media annua di nuovi edifici residenziali è passata da poco meno di 200.000 all’anno, dato relativo agli anni ’60 e ’70 a meno di 30.000 tra il 2011 e il 2019. Lo stock residenziale italiano è costituito da 12,5 milioni di edifici, di cui solo poco più di un quarto (26,6%) ha meno di 40 anni e solo un decimo (9,8%) meno di 20 anni. Il settore residenziale rappresenta il 28% del consumo finale di energia del Paese, un altro numero che dimostra le potenzialità di risparmio che si potrebbero ottenere dal patrimonio edilizio esistente.
«Il Governo dovrà intervenire quanto prima sulla questione. – sostiene Silvia Rovere – Il nostro Paese dovrà essere allineato alle best practice europee, soprattutto per quanto attiene agli incentivi fiscali per l’acquisto di immobili ad alta efficienza energetica. Negli ultimi anni, l’applicazione di misure di questa natura ha comportato, in contesti europei similari al nostro, crescenti investimenti nel settore residenziale da parte di investitori professionali: nel 2022 gli investimenti in Europa sono stati pari a circa 60 miliardi di euro, con l’Italia che ha, invece, registrato volumi pari a circa 1 miliardo di euro».
Fonte : Confindustria Assoimmobiliare