Aldo Mazzocco, responsabile del settore immobiliare del gruppo, alla svolta del settimo anno. «Gli asset in gestione sono passati da 27 a oltre 37 miliardi di euro. È il momento di guardare lontano dall’Europa»
di STEFANO RIGHI
Oltre duemila immobili messi a reddito, con più di 3.500 inquilini non residenziali. Soprattutto a Parigi, primo mercato europeo del mattone, dove si trova circa un terzo del totale degli asset, poi in Italia (25 per cento), il 17 per cento in Germania (Amburgo, Francoforte, Colonia, Monaco di Baviera, Berlino) e circa l’otto per cento tra Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo e Londra, dove si è tornati da poco. «Se vogliamo scattare una fotografia di quello che oggi è Generali Real Estate – dice Aldo Mazzocco, ceo della società e vicepresidente dell’omonima sgr, oltreché presidente di CityLife – vanno considerati gli asset in gestione che sono passati dai 27 miliardi di euro del 2017 agli attuali 37,3 miliardi. Un portafoglio ben diversificato, che premia il direzionale di alta gamma dove è focalizzato oltre il 60 per cento dei nostri investimenti; gli shopping center e i negozi nelle vie alla moda (20 per cento), il residenziale di fascia medio-alta (10 per cento), la logistica (4) e gli hotel (2)».
I precedenti
Mazzocco, classe 1961, feltrino di nascita, padovano per convenienza logistica e universitaria, si è laureato in ingegneria civile prima di approdare a Milano da dove, dopo un master in Bocconi, ha preso il volo: Guerrino Pivato spa, Compagnia finanziaria di investimento, Beni Stabili, Investire sgr Cassa Depositi e Prestiti. Declinando le aziende secondo gli imprenditori che le animano, significa che dopo il periodo iniziale al fianco dei cinque fratelli Pivato, a Oné di Fonte, nel Trevigiano, Mazzocco ha professionalmente vissuto per una decina d’anni al fianco di Gilberto Benetton e per altri 25 al fianco di Leonardo Del Vecchio, prima di arrivare alla Cdp di Costamagna e Gallia e planare su Generali nel 2017. Mettendo sempre il mattone al centro.
Sette anni dopo, Mazzocco allunga lo sguardo sul futuro del mattone del Leone. «Abbiamo tre obiettivi di medio periodo – dice il ceo -. Crediamo che la logistica possa ancora rappresentare una importante opportunità di investimento, così come l’hotellerie di qualità, ed il private real estate debt, nel quale siamo già leader in Europa. A questi settori intendiamo dedicare investimenti nell’ordine del miliardo di euro. Vogliamo poi redistribuire i pesi geografici dei nostri investimenti. L’Europa rimane importantissima per noi, ma intendiamo ribilanciare la nostra presenza nell’Europa continentale pur rimanendo leader su questo territorio e incrementando la nostra presenza a Londra, che per il mattone si conferma essere un mercato molto vivace e poi negli Stati Uniti e in Asia. Negli Stati Uniti, un mercato importante per il settore immobiliare, il gruppo Generali ha da poco completato la fusione con Conning che nel settore controlla Pearlmark, attiva nel Private credit real estate e nel Value add real estate negli Usa, mentre in Asia puntiamo a sviluppare una presenza che, al momento, rappresenta circa un miliardo di euro di investimenti indiretti. Come idea generale e siamo al terzo punto, intendiamo aumentare il volume dei capitali investiti che provengono dall’esterno del perimetro del gruppo. Questa forse è la sfida più importante e impegnativa per noi perché implica il riconoscimento da parte di investitori professionali esterni al gruppo della nostra professionalità». Ma più che un limite, è un impegno, anche nel risultare più appetibili rispetto ai tassi dei rendimenti offerti dai titoli governativi, oggi in decisa ripresa. «Attualmente – spiega Mazzocco – gli investimenti che originano esternamente al gruppo si stimano attorno al 12 per cento del totale. Fra cinque anni vorremmo fossero compresi in una forchetta tra il 25 e il 30 per cento del totale. Coi nostri investimenti abbiamo l’ambizione non solo di generare valore per i nostri investitori, ma anche di promuovere innovazione e sviluppo sostenibile per la comunità, migliorando la vita della gente».
Organizzazione
Per realizzare questi obiettivi Generali Real Estate ha duplicato la propria struttura. Da un lato Gre Europe è stata affidata a Olivier Terrenoire, con il compito di gestire e consolidare la presenza del Leone nei diversi Paesi europei, supportati da specializzazioni di alto livello in aree come il project management, l’asset management e la sostenibilità. A questa si affianca Gre International, sotto la responsabilità di Alberto Agazzi, che è dedicata a guidare la crescita sui mercati extra- europei, in particolare Gran Bretagna, Stati Uniti e Asia. L’Italia, è, secondo Mazzocco, «dominata dall’importanza strategica di Milano, città unica per volumi e prezzi. Milano è seguita da Roma che può essere, personalmente sono convinto sarà, la sorpresa futura. A livello di Paese servirebbe però un ampio programma di rilancio della proprietà immobiliare delle città capoluogo di provincia. In Italia ci sono veri e propri tesori e non possiamo schiacciare questi valori nella dicotomia Milano – Roma. In Italia c’è molto di più di due soli poli immobiliari. È necessario però investirvi risorse e attenzione ».
Il mattone, infatti, da sempre richiede cura e manutenzione. Nel passato, anche recente, gli investimenti in fondi di investimenti immobiliari italiani hanno riservato amare sorprese per il risparmiatore. «La nostra ricetta – evidenzia Mazzocco – si basa invece sul principio della gestione attiva degli immobili in portafoglio, con una intensa asset rotation, principio che accompagniamo con un continuo piano di remise en forme per mantenere gli immobili in perfetto stato, che attualmente, a livello europeo, si sostanzia in 34 cantieri attivi nella realizzazione di progetti per complessivi 400 milioni di euro di lavori». Non tutti hanno però applicato i medesimi principi e i risultati si sono visti. La differenza di risultato non è sottile. In Italia si è evidenziato negli anni, Generali a parte, una certa tendenza a dormire sul portafoglio, a non mantenere gli immobili al meglio del loro stato. Un atteggiamento che, in taluni casi, ha trasformato l’immobiliarista in un banale rentier.