Qualificare il valore economico e sociale generato dalla filiera dei Centri Commerciali e approfondire il contributo del settore per la transizione energetica del Paese. È stato questo l’obiettivo dello Studio Strategico “Il contributo dei Centri Commerciali per la competitività e la transizione energetica del Paese”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con CNCC, l’unica Associazione in Italia rappresentante l’intera industria dei Centri Commerciali.
I risultati dello Studio sono stati presentati e discussi in un Evento tra i vertici di aziende di riferimento della filiera e Istituzioni di riferimento, tra cui il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin e il Segretario Generale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Guido Stazi.
“Una sfida ambiziosa come quella della decarbonizzazione coinvolge necessariamente anche realtà economiche importanti come i Centri Commerciali. Considerato il potenziale del contributo dei centri commerciali alla decarbonizzazione del nostro sistema energetico, credo sia necessario ragionare insieme su assetti normativi e strutturali che potranno favorire il protagonismo dei Centri Commerciali nella crescita sostenibile del Paese attraverso la transizione energetica”, ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
“I grandi centri commerciali rappresentano un importante volano non solo in termini di crescita economica e competitività del Paese, ma anche di sviluppo sostenibile e quindi vanno incoraggiati a organizzarsi secondo modelli sempre più virtuosi. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sempre auspicato, nella sua attività di advocacy, la più ampia liberalizzazione del settore, pronunciandosi molte volte in merito a normative nazionali o locali che potevano restringerne o comprometterne le dinamiche concorrenziali e sulla necessità di trovare un equilibrio rispetto allo sviluppo del commercio on line, per altro oggetto di un’intensa attività di enforcement da parte dell’Autorità a tutela dei consumatori”, ha dichiarato Guido Stazi, Segretario Generale Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
“Siamo onorati di presentare questo studio coinvolgendo non solo rappresentanti della nostra Industria ma anche delle Istituzioni, determinanti per supportare il percorso che abbiamo intrapreso nella transizione energetica e digitale. Stiamo vivendo un momento cruciale per il Paese, sia in termini di rilancio e crescita, sia di adeguamento ai principi ESG: in questo contesto sicuramente sfidante, riteniamo che la filiera dei Centri Commerciali rappresenti un fattore chiave per lo sviluppo industriale, oltre che una risorsa molto importante grazie al valore economico e sociale che genera. Dall’analisi realizzata da The European House-Ambrosetti emerge, con dati oggettivi, il ruolo strategico dell’Industria dei centri commerciali, ma anche alcune distorsioni in termini di asimmetrie competitive che non consentono di esprimere il pieno potenziale a beneficio della collettività e delle migliaia di operatori che investono e lavorano nei centri commerciali, tema su cui intendiamo continuare a impegnarci per una concorrenza libera ma anche paritaria”, ha commentato Roberto Zoia, Presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.
Lo scenario economico e l’impatto sui consumi
L’Italia, come molti altri Paesi, si trova oggi ad affrontare un contesto geopolitico ad elevata complessità, che ha portato ad una situazione definibile come “perma-crisi”, ovvero un periodo prolungato di instabilità e insicurezza. In questo contesto difficoltoso per la tenuta e la crescita del Paese, i consumi, alimentari e non alimentari, assumono una rilevanza chiave rappresentando il 60% del PIL Italiano. Tuttavia, la spesa delle famiglie italiane in beni di consumo è stagnante da circa un decennio, fenomeno strettamente legato al potere d’acquisto delle famiglie, con i salari reali rimasti immobili negli ultimi 30 anni.
Inoltre, i molteplici fattori di crisi attuali rischiano di frenare ulteriormente i consumi, a partire da quelli delle famiglie meno abbienti. L’inflazione colpisce, infatti, i consumatori con effetti asimmetrici: la spesa incomprimibile pesa 21 punti percentuali in più sul bilancio familiare del quintile più povero. Anche per questo motivo la pandemia ha inciso sulle abitudini di consumo degli italiani principalmente a causa della ridotta disponibilità economica delle famiglie.
Secondo una survey condotta da The European House – Ambrosetti, tra chi dichiara di aver cambiato le proprie abitudini, quasi 7 italiani su 10 affermano di acquistare meno rispetto al periodo pre–pandemico. All’interno di questo scenario, i Centri Commerciali – luogo in cui i consumatori si recano maggiormente per fare acquisti – si trovano di fronte ad un’importante prova di cambiamento. In particolare, si registra una tendenza a preferenze per Centri Commerciali caratterizzati da maggiori dimensioni (25,1%) e più integrati nelle città (34,4%). Non solo. Quasi 6 consumatori su 10 sono inoltre interessati, oltre all’acquisto di beni, a una maggiore diffusione di servizi sociali (asili nido, biblioteche, servizi medici, ecc.) all’interno dei mall. I Centri Commerciali hanno quindi il potenziale di affermarsi sempre più come luogo di incontro e interazione sociale, attraverso l’integrazione di queste nuove tendenze.
La mappatura della filiera estesa dei Centri Commerciali: il valore economico e sociale per la competitività e lo sviluppo industriale del Paese
Il settore dei Centri Commerciali attiva una ampia filiera da monte a valle, con un peso economico per il Paese largamente più alto di quanto non venga percepito. Muovendo da queste considerazioni, The European House Ambrosetti ha realizzato per la prima volta la mappatura della filiera dei Centri Commerciali, creando un database pluriennale di circa 2,5 milioni di osservazioni.
In particolare, i risultati della mappatura e ricostruzione della filiera estesa dei Centri Commerciali evidenziano la sua strategicità e rilevanza per la competitività e lo sviluppo industriale del Paese: nel 2022 sono, infatti, 730 mila gli occupati, 4 miliardi di Euro gli investimenti realizzati, 130 miliardi di Euro di fatturato e 57 miliardi di Euro di Valore Aggiunto (pari a circa il 3% del PIL italiano).
Infine, considerando anche il comparto manifatturiero e il settore dei servizi attivati a monte e a valle da questa filiera, i Centri Commerciali nel 2022 hanno generato 226,6 miliardi Euro di Valore Aggiunto in Italia, pari al 12% del PIL del Paese.
“La filiera core dei Centri Commerciali rappresenta un volano di crescita economica per il Paese, con un elevato coefficiente di attivazione economica e occupazionale: ogni Euro di Valore Aggiunto generato nella filiera core dei Centri Commerciali ne attiva ulteriori 1,10 nel resto dell’economia italiana ed ogni persona occupata dal comparto sostiene più di un posto di lavoro aggiuntivo nell’economia”, ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti.
Asimmetrie competitive: dove intervenire per favorire il pieno potenziale economico dell’Industria dei centri commerciali
Il pieno potenziale economico del settore è frenato da alcuni fattori ostativi, tra cui ad esempio, le disparità esistentitra piattaforme online e Retailer fisici, che generano asimmetrie competitive, e che sono state corrette solo parzialmente dalla recente evoluzione normativa in materia di tutela della concorrenza. In particolare, emergono standard eterogenei con riferimento a:
· tutela ambientale e sociale. I Retailer fisici sono soggetti a standard energetici elevati e sono chiamati a rispondere con una responsabilità diretta rispetto alle caratteristiche e alla conformità dei prodotti venduti nei propri punti vendita, mentre le piattaforme online si confrontano con vincoli logistici inferiori e un minor grado di tutela dei consumatori sui marketplace;
· pubblicità e promozione. I Retailer fisici fronteggiano diverse limitazioni in termini di vendite straordinarie o saldi di fine stagione, mentre la pubblicità del prezzo più basso è utilizzata come strategia competitiva e di posizionamento sul mercato da parte delle piattaforme;
· gestione dei punti vendita. Si riscontrano barriere rispetto all’apertura di nuovi negozi fisici e alla riconversione merceologica dei Retailer in attività senza una regolamentazione uniforme rispetto alle volumetrie degli spazi;
· dimensione d’impresa. L’autonomia regionale in materia di commercio acuisce le complessità burocratiche per i Retailer fisici disincentivando strategie di scalabilità nazionale;
· sistema di tassazione. L’assenza di un sistema di tassazione omogeneo a livello comunitario e valido per tutte le dimensioni aziendali determina uno svantaggio per i Retailer fisici in termini di aliquote fiscali.
I Centri Commerciali come driver chiave per la transizione energetica
All’importante contributo economico e sociale riconosciuto alla filiera dei Centri Commerciali, si somma anche l’impatto positivo che potrebbe avere dal punto di vista ambientale, sfruttando al meglio le potenzialità per diventare un driver chiave per la transizione verde del Paese. Per poter indagare il contributo dei Centri Commerciali in tal senso, The European House – Ambrosetti ha realizzato una survey rivolta ad un campione rappresentativo di aziende associate al Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. È emerso come la transizione energetica sia determinante per la competitività economica del settore: nella metà dei Centri Commerciali intervistati, infatti, i costi energetici rappresentano più del 20% dei costi totali e per un quarto delle strutture commerciali in esame i costi energetici oscillano tra il 10 e il 20% del totale.
Dalla survey emergono, inoltre, segnali di consapevolezza dell’importante ruolo che i Centri Commerciali possono giocare per la transizione energetica del Paese, e quasi 6 su 10 ritengono di poter essere attori rilevanti e attivi. In particolare, l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica è considerata la leva principale per contribuire alla decarbonizzazione, anche se la diffusione su ampia scala è ancora limitata a solo un quarto del totale. Vi è quindi un ampio potenziale ancora non sfruttato e che, se utilizzato, permetterebbe all’Italia di raggiungere i target di riduzione dei consumi di energia e di decarbonizzazione più velocemente. In questo contesto, quasi il 65% dei rispondenti alla survey considerano l’autoconsumo diffuso come una valida leva per la propria transizione sostenibile.
Infatti, le caratteristiche dei Centri Commerciali sono di fatto un unicum del panorama economico nazionale in quanto, grazie alla propria configurazione, sono in grado di rendere disponibili ampie superfici pannellabili. Muovendo da queste considerazioni e tenendo conto del potenziale di superficie disponibile (pari a 13 milioni di m2), dello spazio necessario per l’installazione di ogni pannello e l’esposizione delle superfici che devono essere orientate adeguatamente, è stata stimata una potenza fotovoltaica massima installabile nei Centri Commerciali di circa 1,1 GW (il 3,5% dell’attuale installato fotovoltaico).
I Centri Commerciali possono quindi essere un attore chiave nell’accelerare la transizione energetica: possono, infatti, attivare fino al 3,5% dell’attuale potenza installata fotovoltaica in Italia (pari alle emissioni catturate da 5,5 milioni di alberi). Non solo: installare 1,1 GW di pannelli fotovoltaici dimezzerebbe le emissioni totali del settore e genererebbe un beneficio economico complessivo per il Paese (lungo tutta la vita utile della tecnologia fotovoltaica) di circa 2 miliardi di Euro, pari alla metà degli investimenti attuali della filiera dei Centri Commerciali.
Alcune raccomandazioni finali emerse dal Position Paper
In generale, al fine di dispiegare il pieno potenziale della filiera dei Centri Commerciali, il Position Paper elaborato da The European House – Ambrosetti ha identificato alcune raccomandazioni di policy focalizzate su due principali leve d’azione: le condizioni competitive e lo sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda le leve competitive risulta necessario riallineare gli obblighi e le condizioni tra piattaforme online e Retailer fisici agendo tramite due binari paralleli a seconda dell’asimmetria competitiva in questione. Il primo è indirizzato ad aumentare gli obblighi delle piattaforme online rispetto alla tutela dei beni comuni ai cittadini, come la tutela ambientale e sociale e il diritto ad una tassazione equa e armonizzata; il secondo binario dovrebbe ridurre gli obblighi dei Retailer fisici laddove posti per interessi economici locali o nazionali, ad esempio con riferimento alla gestione di punti vendita, pubblicità e promozioni.
Infine, con l’obiettivo di valorizzare a pieno i benefici attivabili a partire dall’autoconsumo diffuso e dalle iniziative orientate alla transizione sostenibile più in generale nei Centri Commerciali, è auspicabile:
— estendere il perimetro dimensionale prevedendo la partecipazione delle grandi imprese anche per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER);
— prevedere la possibilità per i Centri Commerciali di beneficiare della tariffa incentivante anche per impianti con potenza maggiore di 1 MW per garantire la sostenibilità economica dell’investimento;
— rafforzare con intervento normativo ad hoc, e non solo interpretativo tramite FAQ del Ministero, la possibilità per i Centri Commerciali di costituire un soggetto giuridico per i gruppi di autoconsumo collettivo;
— prevedere la possibilità di beneficiare degli incentivi statali per la realizzazione degli impianti rinnovabili non solo per realtà in comuni fino a 5.000 abitanti;
— prevedere, nei casi di energia autoprodotta e consumata all’interno delle parti comuni dei Centri Commerciali, un incentivo nella stessa misura prevista dall’attuale normativa per l’energia condivisa tra più utenze.
Nelle foto, Il Presidente Zoia e il Ministro
Fonte : Nota congiunta