di Uberto Visconti di Massino ( nostra esclusiva )
“Gli hotel sono luoghi fantastici per vivere connessioni”.
Così chiudeva la sua presentazione del pomeriggio del 15 aprile Marina Baracs di Hotel Design, architetta italiana ma cittadina del mondo, nel suo intervento sulla Psicologia degli Spazi al Forum 196+ di Milano. Questa ed alcune altre presentazioni hanno avuto luogo al Nhow Hotel di via Tortona, mentre fuori colpi di martello e il ronzio di apparecchi elettrici ci ricordavano che si stavano ultimando gli allestimenti degli spazi di una delle zone “calde” del Fuorisalone.
Come comunicato dall’organizzazione del Forum , circa 150 tra operatori, architetti e fornitori si sono riuniti per il ricorrente evento milanese di PKF di cui già scrivemmo nell’ aprile 2023 su queste pagine. Questa volta però, più che di numeri e di nuove realizzazioni, si è parlato di “filosofia dei luoghi e psicologia” applicata al design. Una scelta felice che permette ai professionisti (me compreso) di fermarsi per un giorno, cercando di resistere al richiamo dello smartphone e delle email, e catalizzare quali sono i cambiamenti in atto nel mondo e i ragionamenti o le scelte che li accompagnano. E magari portarsi via qualche idea da applicare alle proprie attività professionali.
L’architetto canadese David Kepron (vice presidente Brand Experience & Design Strategy di Ædifica), uomo multidisciplinare ma con ampia esperienza di progettista design di hotel, ha aperto il Forum presentando “Design is not a department”. Kepron è partito da concetti legati alle strutture decisionali e di come il binomio “Problema > Soluzione” oggi abbia perso di significato. In un mondo di “Poli-Crisi” (guerra/e, covid-19, ambiente, etc.), di “cambiamenti dal ritmo esponenziale” e in un sistema a forma di sfera di interdipendenze multidimensionali (etica, società, salute, etc.), il paradigma diventa “Problema > Tragitto (Journey)”. Le soluzioni non si trovano più a livello puramente razionale, ma emotivo, come in una sessione jazz in cui i vari componenti interagiscono per creare la melodia anche, e questa è la novità, anche in relazione al luogo e agli spettatori. Per distillare i concetti espressi circa il design degli spazi, Kepron spiega come l’esperienza degli utenti si possa riassumere in uno stato emotivo mente-corpo in cui questi si trovano di fatto influenzati fisicamente dallo spazio che occupano. Ovviamente andando oltre al caldo/freddo o i rapporti aeroilluminanti. Ovvero la “prossemica” intuita da E.T. Hall nel 1966, di cui infatti avrebbe successivamente parlato l’architetta Baracs. Ed ancora più nel dettaglio, come gli spazi (degli hotel) debbano raccontare delle “storie” che sono di fatto la fondazione, la base, critica delle generazioni che ne fruiscono. Il design di uno spazio guida l’utente attraverso una/delle storie. Le nuove generazioni hanno un orizzonte temporale “all’indietro” ben più corto di quelle precedenti, proprio per la velocità e i ritmi esponenziali dei cambiamenti a cui assistono. Ciò che esisteva 60 anni fa (ad es.: la celebre lampada “Arco” di Castiglioni del 1962), non risulta rilevante quando due anni fa sembrano un’eternità. Queste nuove generazioni cercano spazi che raccontino la loro storia, che siano “instagrammabili” e quindi condivisibili andando ad aggiungere tasselli alla cultura dell’attuale. Se un luogo si racconta come protagonista di riduzione degli sprechi (niente plastica, energie rinnovabili, etc.), allora ci aiuta a toglierci il senso di colpa che portiamo connaturato nell’essere consumatori/viaggiatori (ad es. essendo arrivati all’hotel in aereo). La storia che lo spazio racconta, influenza il nostro stato mentale ben oltre al bello e al confortevole.
Ed è forse secondo questi nuovi schemi che potremmo voler reinterpretare i protagonisti del Forum 196+, i dieci hotel finalisti del Design Award 2024. Questi: 21 House of Stories Navigli (Milan, Italy), Anantara Convento di Amalfi Grand Hotel (Amalfi, Italy), AS Boutique Hotel (Ljubljana, Slovenia), Grand Hotel Straubinger (Bad Gastein, Austria), Hotel Bergeblick (Bad Tölz, Germany), Hotel Haarhuis (Arnhem, Netherlands), Maison ELLE (Paris, France), Mandarin Oriental Savoy (Zurich, Switzerland), Marty Hotel Bordeaux, Tapestry Collection by Hilton (Bordeaux, France), The Rome Edition (Rome, Italy). E’ proprio quest’ultimo a vincere il Design Award, un hotel 5 stelle di 91 camere realizzato in un edificio bancario di epoca littoria, proprietario, sviluppatore e Project developer: San Basilio Management S.P.A. Architect: 3C+t CApolei Cavalli Architects; Interior designer: Studio Urquiola. A mio parere un’altro dei tre finalisti ha meglio rappresentato i paradigmi espressi in questa interessante giornata: Maison ELLE, Paris, France, proprietà / operatore / sviluppatore : Pascal Donat/ Valotel, architetti: Hervé Tezier – Architecte – Atelier TDR. Intanto si tratta di un “upper-midscale”, un 4 stelle (quindi più accessibile di altri). Inoltre il suo design ha risposto all’interessante domanda: “Se la rivista Elle dovesse essere uno spazio, come sarebbe?”. Elle è un “journey” culturale, un contenitore di anni di racconti (dal 1945) e un collettore di immagini della rivista di moda più diffusa al mondo. E gli interni dell’albergo, eleganti, stilosi e irriverenti ne hanno rappresentato bene l’essenza.