Ecco la sua odierna risposta :
“Alcuni giorni fa in piazza San Babila un amico, manager di un certo livello del real estate, prima ancora di salutarmi mi ha fatto questa stessa domanda. Devo ammettere che, seppure nella sua ruvidezza, era la prima domanda sincera e onesta che mi veniva posta sul progetto da un anno a questa parte, cioè da quando è Camelot è partito. In sintesi quell’amico mi stava chiedendo: “Guglielmo ma cosa vuoi da noi, perchè sei venuto a cercarci?”. Così, correttamente formulata, la domanda ha una sua ragion d’essere e mi fa comprendere le perplessità del mio amico sulle ragioni per cui mi sono imbarcato in questa avventura trascinandomi dietro un mare di gente, rubando a ciascuno un po’ del suo tempo e della sua attenzione.
Confesso che ero preparato a ricevere prima o poi questa critica legittima e per questa ragione avevo la risposta pronta. Ho perciò chiesto all’amico il permesso di fargli a mia volta una domanda: “Ma scusa, gli altri cosa ti danno?”. Intendo dire, c’è qualcuno che nel nostro mondo immobiliare si impegna, anzicchè a parlarne, a risolvere alcuni dei problemi più evidenti che ci sono? Davvero vi bastano quei convegni di mezza giornata in cui due o tre soggetti se la cantano e se la suonano e tutti gli altri stanno lì muti e silenti ad ascoltare? Cosa portate a casa, caro amico e cari amici, quando uscite da questi incontri? Che beneficio pratico e concreto portate al vostro lavoro o in prospettiva al vostro settore?
Io ho ‘”inventato” il progetto per dare delle risposte a queste domande .
Ci ho messo la passione di 30 e passa anni di mestiere, di conoscenza, di esperienza, per provare a cambiare i luoghi comuni e le consuetudini, soprattutto per provare nel mio piccolo a promuovere il cambiamento. Per partire col piede giusto innanzitutto bisogna ascoltare tutti coloro che hanno delle proposte praticabili e delle idee da mettere in campo. Nella vita lavorativa c’è un tempo in cui riceviamo e assorbiamo come spugne e un tempo in cui è nostro dovere ridistribuire con generosità ciò che abbiamo trattenuto. Per me è venuto questo tempo come credo anche per molti di voi. Mi interessa proporvi un modello nuovo di collaborazione più partecipata e responsabile. Il primo obiettivo è provare a dare la voce a tutti, ai molti che conoscete e ai tantissimi che invece non avete mai nè visto nè ascoltato. E’ il mettersi in ascolto che rende vivo e utile il confronto. Da parte mia conosco benissimo il prezzo che c’è da pagare: so, ad esempio, quanto coraggio ci vuole per venire a rompervi le scatole tutti i mesi per ricordarvi l’appuntamento on line di Camelot, per invitarvi a preparare gli argomenti e a studiare le relazioni dei coordinatori. Bisogna essere un po’ testardi e cocciuti come me per insistere nell’invitarvi a compilare il questionario sulla finanza o per sollecitarvi a leggere i documento di sintesi che Camelot elabora, a prendere consapevolezza non formale del decalogo degli ESG che abbiamo promosso e per applicarlo alla vostra società almeno a livello macro. C’è voluta da parte mia una bella faccia tosta a chiedere a una ventina di legali degli studi più blasonati d’Italia di lavorare gratis per mesi impegnandosi a redigere delle linee guida sui contratti di appalto, sui contratti preliminari di compravendita e locazione o su come affrontare gli oneri urbanistici. Ci vuole inoltre tanto fegato (ma qui sono fortunato avendone uno nuovissimo di appena una ventina d’anni) per non arrabbiarsi mai con chi si dimentica di rispondere alla mail, a non prendersela con chi fa delle obiezioni banali perchè non legge le comunicazioni che riceve, con chi non capisce lo spirito di partecipazione e vorrebbe fare di testa sua, con chi pretenderebbe di imporre le sue regole e ad ergersi a protagonista, con chi si dimentica degli appuntamenti e degli impegni concordati, con chi ti dice che lui non ci sta perchè gli dà fastidio che ci sia un suo concorrente. Mi domando chi avrebbe il tempo come faccio io gratuitamente di dedicare quotidianamente mezza giornata a Camelot e in sostanza alla comunità per spirito di servizio; anche per questo sono orgoglioso di rendere un po’ di quello che ho avuto, io lo posso e lo voglio fare perchè fortunatamente ho dei ragazzi bravissimi in redazione che fanno una parte anche del mio lavoro.
Anche io mi faccio la stessa domanda del mio amico: perchè prendersi in carico questo sbattimento? E con quali risultati?
Domani , 25 maggio, 500 persone (non un numero inventato ma reale e documentato ) verranno al Palazzo delle Stelline di Milano ( dove per tutta la giornata si svolgerà il principale evento immobiliare dell’ anno di QuotidianoImmobiliare : “ Progetti d’ Italia + Cameltot”, ndr )
A fare cosa? Non si mangerà bene, non ci saranno posti sufficienti a sedere nelle tre sale, bisognerà tirarsi dietro una sporta con dentro un libro pesantissimo e una rivista ponderosa di pagine, non si potrà assistere a tutto ma solo agli incontri che si sceglie di presenziare.
Per chi verrà : potrà intervenire, suggerire, domandare, proporsi per i prossimi CdR o alla prossima assemblea plenaria di giugno .
Potrete discutere sui documenti che sono stati presentati dai team di Camelot e che riguardano la vostra attività quotidiana. Nessuno uscirà rimbambito di discorsi triti e ritriti, di affermazioni e conclusioni ripetute per l’ennesima volta; no, giovedì 25 maggio uscirete rafforzati nella convinzione di far parte di una comunità di eguali e di essere stati coinvolti in un progetto di lavoro a cui potrete dare il vostro contributo di operatori responsabili e preparati.
Vi vogliamo far pensare non a una giornata ma a tutto l’anno e oltre, per il tempo che seguirà. Io ci sto provando con le mie forze, il mio entusiasmo, i miei mezzi. Collaborate con i 460 colleghi che si sono iscritti a Camelot negli ultimi dodici mesi”.
NOTA di Paola G. Lunghini:
Ringrazio l’ amico e collega carissimo Guglielmo per la gentile concessione, anche perché di Camelot faccio parte anch’ io, e ciò sino dalla primissima e preliminare fase del progetto. Era la fine di luglio del 2020, in pieno lockdown.