di Benito Sicchiero, per Assoedilizia
“Sulla controversa riforma del Catasto il dibattito si è molto politicizzato. Vorrei chiarire preliminarmente che riteniamo fondamentale e strategicamente importante che il sistema catastale assolva pienamente alla duplice funzione di censire gli immobili e stabilire gli equi valori per la tassazione immobiliare. Per il nostro Paese ha una rilevanza politica sotto il profilo, non solo economico, ma anche sociale e culturale. In tal senso abusivismo, case fantasma, evasione fiscale, sperequazioni nei classamenti di immobili similari ovvero fra immobili siti nel centro, piuttosto che nella periferia e quant’altro, vanno contrastati ed eliminati. Ma già esistono gli strumenti normativi per intervenire. Ma non c’è alcun bisogno di modificare i criteri di determinazione delle basi imponibili dei vari tributi immobiliari. La “fotografia” che il governo intende scattare sul patrimonio immobiliare italiano temiamo abbia un secondo fine: colpire ancora una volta fiscalmente la casa. Non solo, ma il sovvertimento dei criteri di determinazione degli estimi, rischia di produrre serie distorsioni e di portare ad effetti potenzialmente espropriativi”. Al nuovo Governo, al di là del quinquennio di moratoria, toccherà decidere se utilizzare i dati raccolti dall’Agenzia delle Entrate per il nuovo Catasto ai fini fiscali o proseguire con il sistema attuale. E molto dipenderà dal giudizio che ne darà l’Europa. In questo quadro di incertezza, la rideterminazione delle basi imponibili non può che preoccupare Assoedilizia.
E’ quanto espresso da Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia che, in collaborazione con Lettera 150, ha organizzato il 29 novembre un convegno a Milano , in presenza e in digitale, su “La riforma del Catasto”. Relatori, oltre a Colombo Clerici, prof.ssa Marilisa D’Amico, Prorettrice dell’Università degli Studi di Milano, Ordinario di Diritto Costituzionale; prof. Giuseppe Valditara, Ordinario Università di Torino, coordinatore di Lettera 150; prof.ssa Sara Valaguzza, Ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano; prof. Claudio Zucchelli, Presidente Onorario Aggiunto Consiglio di Stato; prof. Francesco Manfredi, Ordinario di Economia Aziendale e prorettore presso l’Università LUM di Bari; avv. Cesare Rosselli, Segretario Generale di Assoedilizia.
“La perfetta corrispondenza – ha aggiunto il prof. Giuseppe Valditara – fra la direttiva della Commissione europea, che chiede al governo italiano di rivedere gli estimi catastali per alzare le imposte sugli immobili, e la dichiarazione contenuta nell’allegato alla delega fiscale, con cui si raccoglie l’invito europeo, dimostra che il censimento dei valori immobiliari in conformità ai prezzi di mercato di cui all’articolo 6 è funzionale ad un prossimo aumento della imposizione. La tassazione sugli immobili è già oggi superiore alla media Ocse: 6,1% contro 5,5. L’Imu è inoltre già oggi sensibilmente superiore rispetto alle imposte di bollo sugli investimenti mobiliari. Un ulteriore aggravio avrebbe, come dimostrato da quanto avvenuto con la introduzione dell’Imu, il risultato di deprimere i consumi, e gli investimenti nella abitazione, con grave danno per la filiera dell’industria, commercio, artigianato. Il 94% dei proprietari di immobili ha un reddito compreso tra 0–55 mila euro, la introduzione di una vera e propria patrimoniale, quale sarebbe una imposta commisurata a peraltro fluttuanti valori di mercato sarebbe incostituzionale per violazione del principio della capacità contributiva (art.53 cost.). Sarebbe anche incostituzionale per violazione del principio di tutela del risparmio e del favore verso la destinazione del risparmio alla proprietà della abitazione.
Occorre chiedere alle forze politiche di stralciare l’articolo 6 della legge delega e in ogni caso ad impegnarsi a non votare la revisione dei valori catastali.”
Dopo aver ricordato che all’Università Statale è stato istituito con Assoedilizia un Osservatorio Immobiliare che si è proficuamente occupato della revisione catastale per microzone attuata dal Comune di Milano in forza dei commi 335, 336 dell’art. 1 della legge finanziaria dell’anno 2005, la prof. D’Amico ha sottolineato come la Corte costituzionale nel 2017, abbia definito non legittimo il riclassamento degli immobili senza adeguata motivazione. Non senza rilevare che nelle questioni di grande interesse generale, come nel caso della riforma catastale di cui si discute, la via costituzionale sia alquanto stretta. Viene dichiarato dal governo che lo scopo della riforma è far emergere il sommerso, far pagare le tasse, “fotografando” la realtà e poi decidendo sugli estimi. Con queste premesse c’è poco da sperare, in futuro, in una adeguata tutela sul piano costituzionale da parte della Consulta. I precedenti non sono confortanti, vedasi la sentenza sul blocco degli sfratti dello scorso ottobre.
Per il prof.Manfredi “L’equilibrio tra imposizione sui redditi e imposizione sui patrimoni è sempre da ricercarsi; non è sostenibile, né economicamente né eticamente, che si aumentino in modo indiscriminato sia la prima tipologia d’imposta che la seconda.
Peraltro, è bene sottolineare che ben pochi Paesi hanno imposte patrimoniali come quelle vigenti in Italia e, ricordiamolo per onestà intellettuale, sono nazioni che hanno anche un livello di imposizione sui redditi ben più basso.
Lo dico perché ancora si sente in giro dire, ad esempio dalle parti di Bruxelles, che il patrimonio immobiliare italiano fornisce un gettito insufficiente se rapportato alla media europea.
Affermazione già di per sé non vera, ma sbagliata perché non valuta l’intera pressione tributaria che grava sul cittadino.”
Si profila una manovra che mira ad un aumento delle tasse sulla casa per attuare una forma di redistribuzione del reddito – è il parere del Presidente Zucchelli – anche se ad essere colpiti in misura proporzionalmente più rilevante, dal possibile nuovo carico fiscale, saranno proprio i ceti medi e quelli medio-bassi. Ricordiamo che il Catasto non è nato con finalità fiscali. Bisogna mobilitarsi.
Colombo Clerici, concludendo: “E’ necessario ci sia, da parte del Governo e delle forze politiche, un ripensamento sulla decisione assunta in merito all’attuazione di un procedimento che inneschi la modifica dei criteri catastali di determinazione delle basi imponibili nella fiscalità immobiliare. Troppi i rischi di distorsioni e di implicazioni negative, sul piano economico e socio-culturale. Si usino invece i mezzi di legge più efficaci per debellare l’evasione, l’elusione fiscale, l’abusivismo edilizio: in ciò pienamente concordiamo. “Pagare tutti per pagare ciascuno meno tasse” questo il principio che deve improntare l’azione di governo in un Paese civile ed evoluto. Non tartassare chi già paga ad oltranza. E tutto ciò va spiegato bene anche all’Europa e agli Istituti internazionali di studio, a cominciare dall’Ocse. Per quanto concerne poi la digitalizzazione del Catasto va detto che essa è senz’altro una via essenziale per rendere efficiente il catasto nella sua duplice funzione, censuaria e fiscale. Ma ci auguriamo, sul piano dell’equità, che questo processo porti anche ad attribuire alle risultanze catastali rilevanza per quanto riguarda le irregolarità edilizie; anche a fronte delle inefficienze comunali, che esistono, eccome, e sono foriere di gravissimi danni ai privati cittadini. Non è possibile che il piano amministrativo sia considerato totalmente disallineato rispetto al piano censuario. E’quindi necessario che sin da ora il legislatore pensi ad introdurre una forma di prescrizione dell’azione amministrativa inerente alle irregolarità edilizie di minor rilevanza.”