Il CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali ribadisce che le attuali misure del Governo, che prevedono la chiusura dei negozi di beni non essenziali all’interno dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi sono inadeguate e potenzialmente dannose sotto il profilo sanitario, in quanto favoriscono assembramenti nei centri città e sui mezzi pubblici avendo ridotto la scelta commerciale.
La limitata apertura dei centri commerciali contribuisce, infatti, agli assembramenti nelle cosiddette “vie dello shopping”, dove al contrario i negozi e i grandi magazzini sono aperti tutti i giorni, pur non potendo garantire lo stesso livello di controllo che solo strutture altamente organizzate possono assicurare.
A tal proposito, il CNCC tiene a ribadire e sostenere con fermezza l’assoluta sicurezza dei centri commerciali che, grazie al contingentamento degli ingressi, percorsi esterni ed interni alle strutture per facilitare e rendere scorrevoli i transiti, l’installazione di termoscanner, l’igienizzazione e sanificazione giornaliera – anche degli impianti di aereazione – e il rafforzamento della vigilanza privata per evitare qualsiasi affollamento, garantiscono un maggior livello di controllo rispetto a quanto è invece possibile nei centri cittadini, tutelando maggiormente, di conseguenza, la salute dei cittadini.
Numerosi, in tal senso, gli appelli inspiegabilmente inascoltati lanciati nelle scorse settimane dal CNCC, anche insieme ad altre Associazioni del Commercio, sia al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che al Governo sull’inadeguatezza dei provvedimenti adottati per il settore, sia al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo un’urgente riapertura dei negozi all’interno dei centri commerciali.
Per i numerosi motivi sopra indicati, il CNCC chiede nuovamente al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’immediata revisione di quanto previsto dall’ultimo Dpcm in merito agli orari di apertura delle attività commerciali e all’apertura dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi.
Interventi che non solo contribuirebbero a diminuire gli assembramenti nei centri città e nei mezzi pubblici, ma eliminerebbero la disparità di trattamento che al momento sta drammaticamente penalizzando le numerosissime realtà commerciali presenti in centri commerciali, parchi commerciali e outlet, già in forte e preoccupante sofferenza a causa delle chiusure forzate degli ultimi mesi e degli insufficienti ristori.
Il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali è un’Associazione che riunisce in un unico organismo trasversale tutti gli stakeholders, quali le proprietà, le società di servizi e selezionati retailer, collegati all’industria dei centri commerciali, dei parchi commerciali e dei Factory Outlets, costituendo l’unica realtà rappresentativa del settore.
Sono oltre 1.200 i centri commerciali presenti su il territorio nazionale che, con i loro 36.000 negozi (di cui 7.000 a gestione unifamiliare) registrano 2 miliardi di presenze annue. Particolarmente importante il volume d’affari totale dell’industria commerciale che con i suoi 139,1 miliardi di euro ha un’incidenza sul PIL italiano pari al 4%. Dal punto di vista occupazionale, solo i centri commerciali impiegano oltre 587.000 persone, senza considerare l’indotto che generano.
Fonte : CNCC