La filiera alberghiera e quella termale hanno operato in questi mesi con grande impegno, investimenti e senso di responsabilità sul fronte della lotta alla pandemia, offrendo ai propri (pochi) ospiti la possibilità di un soggiorno in sicurezza nel pieno rispetto delle norme previste e di rigidi protocolli di sicurezza.
Un impegno riconosciuto e provato da un numero di contagi nelle strutture alberghiere e termali pressoché inesistente.
Per questa ragione, riteniamo ci siano ancora gli spazi per evitare nuove misure che colpiscono e penalizzano tutti in modo indiscriminato e pensare invece ad un sistema di “corridoi sicuri” per raggiungere le strutture (ad es. possibilità di spostarsi con prenotazione confermata), regole chiare sui territori, tutti elementi che possano rendere luoghi fruibili in sicurezza, come già oggi.
Dopo 10 mesi di gravissima crisi nei quali l’industria alberghiera e termale è stata di fatto lasciata sola a combattere per la sopravvivenza delle proprie imprese e dei posti di lavoro degli oltre 250.000 lavoratori impiegati nel settore – le misure di questo DPCM appaiono davvero irrispettose ed insostenibili e ci fanno dire ancora una volta “no” a quella demonizzazione del settore che siamo francamente stanchi di sentire – dichiarano in una nota congiunta Confindustria Alberghi e Federterme.
Il segnale che arriva oggi è “la goccia che fa traboccare il vaso”.
L’obbligo di servire i pasti in camera la sera di capodanno, peraltro quando già si è previsto il divieto di spostamento tra regioni e comuni, è una misura che offende tutti gli operatori che stanno lavorando con grande capacità, sacrificio e senso di responsabilità.
Tutto questo quando a fronte di una perdita di fatturato per il settore alberghiero e termale che a fine anno sarà stata di oltre l’80% del fatturato, sono stati disposti aiuti che potranno coprirne meno del 10% e ancora in queste ore i comuni stanno chiedendo di pagare la Tari, e da mesi siamo in attesa di capire come sarà risolto il problema del tetto agli aiuti di Stato.
Nello stesso momento i settori analoghi negli altri Paesi europei hanno già ricevuto aiuti in forma di liquidità che sono arrivati a coprire anche il 70% delle perdite. Un vulnus questo che il settore rischia di portarsi sulle spalle anche nei prossimi anni, quando alla ripresa del settore l’industria alberghiera italiana dovrà tornare a competere sui mercati internazionali.
Fonte : Associazione Italiana Confindustria Alberghi