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Una delle caratteristiche che meglio definisce la nostra epoca è che,
per la prima volta nella storia umana, molta più gente lavora seduta
che in piedi. Il “trono” era per i Re e gli alti prelati. Perfino gli
scrivani e i contabili stavano in piedi, mentre
la gente comune lavorava accovacciata per terra o piegata in due nei
campi.
Negli Stati Uniti i lavori “sedentari” sono aumentati dell’83% dal
1950 e, nell’insieme, i posti che richiedono l’attività fisica ora
impegnano meno del 20% della forza lavoro del Paese. Nel 1960 erano
all’incirca il 50%. Il dato non dovrebbe essere molto
diverso in Italia ormai, ma qui manca l’ossessiva raccolta dei dati che
consuma l’America del Nord.
Anche in vista dell’evidente opportunità commerciale, si è molto
discusso in questi ultimi anni degli effetti nefasti dello stare seduto.
L’eccessiva immobilità su una sedia – secondo
dati del Governo canadese, chi lavora in ufficio passa il 75% del
tempo seduto – può indebolire i muscoli della schiena e del tronco,
schiacciare i nervi delle natiche e interferire con il flusso di sangue
necessario al corpo per mantenere il giusto livello
di energia e d’attenzione.
Ricercatori medici hanno trovato “correlazioni” – non prove di “causa
e effetto”, ma semplici relazioni statistiche – tra l’uso delle sedie
e patologie che vanno dai dolori alla schiena, le vene varicose e lo
stress, ai problemi al diaframma, alla circolazione
e persino disturbi alla “defecazione”. Praticamente è un miracolo che
siamo ancora vivi e che l’attesa di vita continui testardamente ad
allungarsi…
Quando, nel secolo scorso, l’ufficio ha cominciato la scalata per
diventare il principale luogo di lavoro in Occidente, la poltrona del
capo – ovviamente, forse – aveva molto del trono classico e i trespoli
dei dipendenti dovevano essere scomodi abbastanza
per non incoraggiare il sonno. Col tempo, l’idea che il confort
generalizzato potesse invece migliorare il rendimento si è radicata e
anche le poltrone degli impiegati si sono ammorbidite. Forse anche
troppo. La moderna poltrona d’ufficio risale al 1994 e
alla famosa “Aeron” della società americana Herman Miller, raffigurata
qui sopra.
Il modello, estremamente influente, è arrivato giusto in tempo per il boom
“dot com” di quegli anni e quasi non c’era “start up” che non
l’avesse. L’Aeron “classica”, tuttora in listino a partire da circa
€2mila, è a causa del prezzo ancora “dirigenziale” – ma è arrivata a
vendere un milione di pezzi all’anno nel mondo,
dimostrando come la “seduta” possa anche essere una miniera d’oro.
Da allora infatti si sono susseguite le mode relative a come stare
alla scrivania. Per un po’ si consigliava di lavorare in piedi davanti a
tavoli alti, poi si è passati ad altre curiose sedie che più o meno
mettevano in ginocchio chi le usava. Da qualche
tempo va forte una sedia “yoga
ball”, dove si sta in bilico su una grossa palla gonfia – lo sforzo di restarci dovrebbe impegnare muscoli altrimenti inattivi…
Non finisce qui ovviamente, ma malgrado tutto viviamo più a lungo che
mai e non c’è una fuga in massa di chi vorrebbe tornare a spezzarsi la
schiena nei campi sotto un sole cocente. Che forse anche quello possa
far male alla salute?
( si ringrazia per la gentile concessione )
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