L’ultima edizione dell’EY Infrastructure Barometer (ricerca effettuata su 56 dirigenti di società, istituti finanziari e fondi infrastrutturali) valuta lo stato e la fiducia degli investimenti nel settore italiano delle infrastrutture.
Dalla ricerca emerge che il crollo del ponte Morandi, il paventato consolidamento del settore edile italiano e l’introduzione di un nuovo codice degli appalti associati alla diffusione del Covid-19 hanno modificato e attirato l’attenzione degli investitori verso il settore delle infrastrutture italiane.
In particolare:
- il settore infrastrutturale è attrattivo: il 44% degli intervistati prevede di investire nel nostro Paese nei prossimi 12 mesi;
- per il 79% degli intervistati l’incertezza politica e normativa rappresenta il principale freno per gli investimenti in Italia;
- la qualità delle infrastrutture italiane è ampiamente considerata in linea con la media UE nonostante alcune preoccupazioni in merito ai segmenti: trasporti (per il 39% degli intervistati al di sotto della media UE), infrastrutture sociali (per il 40% degli intervistati al di sotto della media UE) e PPP (per il 46% degli intervistati al di sotto della media UE).
- la maggior parte degli investitori è attratta da segmenti maturi come autostrade (57%), ferrovie (54%) e fonti rinnovabili (75%), così come dal settore ospedaliero (66%) in ascesa anche causa Covid-19;
- il 59% degli intervistati si aspetta di vedere un aumento della concorrenza per investimenti in infrastrutture italiane nei prossimi 12 mesi.
“Gli interventi sulle infrastrutture hanno un notevole effetto moltiplicatore, si stima che ogni euro speso si moltiplichi fino a 2.5 volte in valore sul PIL, pertanto gli investimenti nel settore sono considerati una delle leve chiave per la ripresa. Tuttavia, in Italia il settore risulta ancora parzialmente sottosviluppato: l’incidenza degli investimenti in infrastrutture sul PIL in Italia è del 2,1% per gli investimenti pubblici e del 5,2% per quelli privati, rispetto alla media UE che si attesta rispettivamente sul 3% e sul 7%” – commenta Marco Daviddi, Strategy and Transactions managing partner di EY.
“Il settore infrastrutturale italiano è considerato un mercato chiave per i principali investitori istituzionali globali ed è reso attrattivo sia dal gap tra infrastrutture esistenti e infrastrutture necessarie sia dalle maggiori opportunità esistenti rispetto ad altri Paesi con economie mature, dove un processo di consolidamento è già in atto da anni. In un contesto così favorevole, dove le difficoltà sono rappresentate dall’incertezza politica e regolatoria ma le istituzioni sembrano lavorare nella giusta direzione, ci auguriamo che il Paese riesca a cogliere appieno questa opportunità” – commenta Andrea Scialpi, Strategy and Transactions partner di EY.
Fonte : EY