Tatiana Milone si è laureata in architettura a Firenze, con il Prof Pierluigi Spadolini (tecnologia).
Ha lavorato presso il Fondo di rotazione IMI (Ricercatore sui temi della residenza-Normativa Nazionale).
Poi, presso la Lega delle Cooperative (responsabile tecnico Consorzio Nazionale).
Ha trascorso anni in Ipisystem IMCO, impresa del gruppo ITALSTAT, in Edilnord- gruppo FININVEST, e in Pirelli RE -Direzione Facility Management, a Milano e Roma. Da quattro anni è libero professionista con studio a Milano.
D. Cara Tatiana, hai dei “modelli” di architetti, chi Ti ha influenzato di più?
R. Il mio mito giovanile è Mies e la scoperta di Richard Maier, durante un viaggio, mi ha aperto mondi nuovi.
D. Che tipo di edifici Ti piace più progettare e realizzare?
R. Ho iniziato con l’edilizia scolastica , sono passata al residenziale e da molti anni sono nel terziario, ma il residenziale è il campo in cui posso dare il mio meglio e anche un po’ di anima.
D. Qual’ è, a oggi, il tuo ” francobollo”, la cosa secondo te più bella o importante che hai fatto?
R. Gli interni di HQ di Pirelli Reale Estate . Ho lavorato sin dall’inizio all’interno del progetto architettonico dello Studio Gregotti, sono riuscita a far fare un po’ di modifiche distributive e ad esempio : far aprire delle finestre non previste sul fronte interno, ora sale riunioni e aree break si affacciano sulla bellissima corte interna….. Inoltre lavorare con l’ Arch. Alessandro Colombo, gran professionista, è stata una piacevole esperienza.
D. Quali materiali prediligi, e per che cosa?
R. Legno per gli interni, ma non solo; quando riesco ad usarlo ed a farne capire e apprezzare la bellezza, l’odore e la semplicità, è sempre una gran gioia.
D. Cosa Ti piacerebbe progettare, tra le tipologie che non hai ancora fatto? Il famoso architetto Mario Botta, ad esempio, mi ha dichiarato qualche anno fa che vorrebbe poter realizzare un Convento…
R. Sono di origini marine, un rifugio su una scogliera sul mare, per mettere alla prova la capacità di mimetismo e di integrazione con gli elementi naturali…..e forse non desidererei altro committente che farlo per me….
D. Hai mai realizzato, da designer, oggetti di uso quotidiano?
R. No, è una cosa che mi manca, ma quando mia figlia era piccola avevo fatto modificare un cucchiaio piegandolo a 90°, anni dopo l’ho trovato in vendita.
D. Qual’è la tua idea dell’architettura, oggi, qual’è il suo “senso”?
R. Un po’ di parole chiave: integrazione, equilibrio, funzionalità, ……..
D. Architettura: quale il rapporto, in particolare, con l’ambiente…
R. Questa sera ho sfogliato un pò di riviste spagnole , trovando dei progetti nei quali l’inserimento nell’ambiente non è per niente scontato o banale, anche se pieni di creatività non “contrastano” ma dialogano; la capacità del progettista è proprio nel controllo dell’artificiale ,modellando il suo linguaggio al contesto.Se la domanda era invece sulla sostenibilità, si dovrebbe aprire un blog…ma tu mi hai chiesto di essere breve…..
D. Edifici “per collettività” (penso alla Cattedrale di Brasilia, ma anche un albergo a sette stelle): c’è una nuova simbologia?
R. L’unica novità che trovo interessante in questo periodo è il cohousing. Sono andata una sera a vedere un progetto, anche bello, in corso a Milano; ho trovato discorsi non utopici, possibilità di ritrovare perdute socialità, che mi hanno fatto brillare gli occhi e mi hanno dato speranza per un futuro meno grigio.
D. Che “peso” ha per Te la firma di un grande o noto architetto nel valore commerciale di un edificio?
R. Non sempre è scontato che ci sia un valore aggiunto nel risultato globale ; sicuramente se è stato usato “un grande” architetto, più che un “noto”, avrà apportato innovazione ,crescita tecnologica, estetica etc e non solo il “peso ” della sua parcella, quindi l’edificio vale di più !Trovo che non ci siano invece occasioni per provare i bravi professionisti, non noti ; il meccanismo dei concorsi è costoso , spesso non sono previsti rimborsi e quindi l’accesso è possibile solo avendo molte risorse economiche .
D. In Italia stanno operando moltissimi architetti stranieri, da Foster a Liebeskind, da Tange Jr a Zaha Hadid. Stanno facendo di tutto: masterplan, nuovi city quarter, alberghi… Che spazio dovrebbero, allora, conquistare gli architetti italiani?
R. Sto lavorando bene con lo Studio Pei Cobb, credo che se fossimo capaci di tradurre i progetti degli stranieri con un linguaggio esecutivo più “nostro”, arricchendolo con la nostra tradizione e cultura , sarebbe già un bel ruolo.
D. Oggi : Architettura come bellezza , o come omologazione?
R. Non può essere una lettura omologante, ma i due concetti non sono contrapposti.
D. L’architetto sembra aver assunto, da noi, il ruolo di opinion maker, e non solo di opinion leader. Si organizzano dibatti, conferenze dedicate non solo ai temi dell’architettura, ma anche ad altro, e l’Architetto è sempre più presente, sempre più invitato, sempre più intervistato. Che ne pensi di questo atteggiamento, che molti definiscono eccesso di “protagonismo” , per uno che fa il Tuo mestiere?
R. Mi vengono in mente le parodie di Crozza quando fa l’architetto “Fuffas; non tutti sono in grado di reggere il ruolo uscendo dal proprio territorio e spesso l’eccesso di intellettualismo ,che contraddistingue molti colleghi, allontana dal mondo reale. Sono una ligure un pò riservata e concreta, soffro sempre un po’ l’appartenenza a questa categoria di “pavoni” , nella quale spesso non mi riconosco……
D. Grattacieli o non grattacieli: qual’è il Tuo parere?
R. La risposta dovrebbe essere urbanistica e non architettonica, stiamo parlando della dimensione urbana e di come stanno insieme le cose, non si può prescindere dal contesto…ci sono down town bellissime e raggelanti grattacieli inutili.