di Paola G. Lunghini
Ho seguito, negli ultimissimi giorni, le celebrazioni per la caduta del Muro.
Ne hanno parlato tutti, mi sento “ autorizzata “ a parlarne anch’ io. Ecco perché.
A Berlino ci fui la prima volta , da turista, agli inizi di settembre 1980 . A Berlino Ovest, of course, dove non c’ era quasi nulla da visitare . Una città “spaventata”, soldati soprattutto americani e inglesi dappertutto, che apparentemente non avevano niente da fare se non stare lì. Prostituzione palese, uno “strano” odore persino per le strade .
Il terzo e ultimo giorno della nostra “ vacanza” , mio marito era fermamente deciso ad andare a Berlino Est . Io non volevo, avevo paura . Alberto insistette , mi feci convincere a passare il Check Point Charlie . Non c’ erano troppi problemi, diamine, eravamo italiani !!! Si “ comperava” in quel gabbiotto – dopo lunga attesa e colloquio con militari che l’ inglese non lo sapevano , o fingevano di non saperlo – il costoso ticket giornaliero , e si passava dall’ altra parte.
Dove scoprimmo in fretta che in quella bella e soleggiata domenica non c’ era, per dei turisti quali noi eravamo, nulla da fare . Niente , se non camminare .
I bellissimi palazzi barocchi o ottocenteschi ( musei compresi ) dell’ Unter den Linden avevano facciate tutte nere , affumicate ; e spesso mostravano ancora i segni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale . Una pena infinita.
Non c’è era un bar, un caffè, un ristorante, un ritrovo dove rilassarsi un attimo, nulla ; … o un negozio qualsiasi , o una libreria, dove fare qualche acquisto.
E così camminammo e camminammo per chilometri, e arrivammo alla Torre della Televisione , vedendo al nostro fianco piazze ancora devastate dalle rovine della guerra : cumuli di macerie, in “ terre di nessuno”.
Impossibile andarci sulla Torre ( alta 368 mt , inaugurata nel 1969, con galleria panoramica a 203 mt.) : per salirvi c’ era una coda di migliaia di persone, che non si schiodava : lasciammo perdere . Noi avevamo poco tempo, dovevamo tornare al Check Point Charlie, tornare in albergo a riprendere i nostri bagagli e poi andare all’ aeroporto e ripartire per Milano.
Percorremmo , digiuni ma non importa, senza aver comperato nemmeno un libro ma non importa, chilometri su chilometri a piedi per tornare indietro.
La gente era “triste”, non vedevi sorrisi e non sentivi risate nemmeno tra i giovani. Era come un incubo, anche perché a ogni isolato c’ erano soldati ben armati, in ronda.
Io avevo paura .
Ero già stata a Cuba, e pure a Mosca ( avevo anche sentito, in diretta radiofonica “ sul posto” , Fidel Castro e Brèžnev che urlavano i loro chilometrici discorsi) . Ma la sensazione di privazione della libertà che provai a Berlino Est, quel giorno, fu quanto di peggio ho provato nella vita. Fu drammatico, sconvolgente.
Respirai, ripresi a respirare quando tornammo a Ovest.
Giurai a me stessa che a Berlino non ci sarei andata mai più.
Poi , il 9 novembre 1989, il Muro cadde. E Berlino ridivenne la Capitale.
Qualche anno dopo soltanto , era mi pare il 1992 o forse il 1993, venni invitata a un “press tour” al colossale cantiere che stava sorgendo in Potsdamer Platz . E volai poi a Berlino altre e molte altre decine di volte …sempre per servizio, andando a vedere ogni volta qualche pezzetto della sua continua trasformazione ( ma anche della sua storia ) .
Dopo la “mia” Milano ( e la “ mia” Trieste ), Berlino è la città che amo di più al mondo, fra quante ne ho viste, e sono tante.
PS : In occasione della mia ultima visita a Berlino , due anni orsono ( per l’ annuale IHIF-International Hotel Investment Forum, dove sono stata una quantità di volte ) , ero stata invitata a una conferenza stampa che ( organizzata da una delle più grandi catene alberghiere del mondo ) si sarebbe svolta al top floor di uno degli alberghi più importanti e noti della città , sito a poca distanza dalla Torre della Televisione.
Mentre – con il gruppetto di colleghi della stampa internazionale presente, in attesa dell’ arrivo del CEO del Gruppo per iniziare i lavori – nell’ elegante panoramico Salone, tutto vetrato , sorseggiavamo champagne e piluccavamo canapes, mi si avvicinò uno dei top manager della Società , anche lui “coinvolto” per il meeting :
-Paola, perché te ne stai qui sola sola a guardare la Torre della Televisione ? E perché stai piangendo ?
-Piango a un ricordo , gli risposi. Ma adesso, sono lacrime di gioia.
-Raccontami tutto, mi disse , porgendomi il suo fazzoletto.
Poi
-Io a quell’ epoca ero un bambino piccolo, e poi stavo negli USA…
Giusto. «Purtroppo o no », giusto. Giusto ??? No, non per me.