Milano Future City è un progetto presentato per la prima vota durante la scorsa Design Week milanese. L’idea nasce da uno studio effettuato da Metrogramma (studio di Architettura e Urbanistica con a capo Andrea Boschetti) e Mobility in Chain (società che si occupa di servizi di consulenza su mobilità e trasporti in tutto il mondo) e promosso da Innovation Design District e Volvo, con lo scopo di fornire una visione strategica per il futuro di Milano coerente con il nuovo Documento di Piano del PGT2030.
Lo Studio è stato sviluppato come una ricerca concreta sul capoluogo lombardo e, come tale, si compone di una serie di fasi al compimento delle quali si realizza un piano di ridisegno e rigenerazione di tutte le infrastrutture carrabili della città le quali, a oggi, occupano una superficie del 25% rispetto all’intero ambito amministrativo del Comune.
Milano Future City è l’utopia – realizzabile e possibile – di restituire ai cittadini di Milano dieci grandi assi viari carrabili a intenso scorrimento a partire da un nuovo senso collettivo di utilizzo e da una rinnovata qualità urbana.
Questi importanti raccordi stradali, pensati con piglio ingegneristico esclusivamente a favore dell’auto privata, alla luce delle necessità odierne risultano anacronistici e devono essere oggetto di una radicale riorganizzazione: oltre a essere simbolo di traffico e quindi anche di inquinamento, escludono o penalizzano la cosiddetta mobilità gentile, costituita da pedoni e biciclette.
Gli assi stradali il cui ripensamento sarebbe strategico nella revisione della mobilità milanese sono :
1. Asse Carlo Farini;
2.Asse Corso Sempione;
3. Asse Via Novara;
4. Asse Via Giambellino;
5. Asse Corso San Gottardo;
6. Asse Melchiorre Gioia;
7. Asse Buenos Aires;
8. Asse Ventidue Marzo;
9. Asse Corso Lodi:
10. Asse Viale Ripamonti.
Il primo capitolo di Milano Future City analizza uno degli assi più critici e vissuti della città: l’asse Corso Venezia – Corso Buenos Aires – Via Padova. Oltre ad essere uno degli assi commerciali più lunghi d’Europa, questo tratto ospita infatti 50 mila residenti, 100 mila lavoratori e oltre 300 attività commerciali.
Dallo studio effettuato da Metrogramma e Mobility in Chain su questa importante area della città, sono emerse diverse criticità e dati che il progetto Milano Future City vuole sovvertire: infatti, se oggi oltre il 75% dello spazio che costituisce questo asse è destinato al traffico su ruote, nel progetto Milano Future City oltre il 75% del totale dei marciapiedi diventano più larghi di 4mt, lo spazio destinato alla macchine “pulite” arriva al 40%, e il 35% dello spazio viene destinato alla mobilità dolce e ai pedoni.
Per ciò che concerne l’importante snodo di Piazzale Loreto, se i dati attuali evidenziano come lo spazio totale sia occupato per il 56% dalle macchine, il 19% dai pedoni mentre il 25% è inutilizzato, con la visione di progetto avanzata da Milano Future City lo spazio totale viene ripartito in modo completamente diverso: se il 49% dello spazio rimarrebbe destinato allo scorrimento del traffico, il 36% verrebbe restituito ai pedoni, mentre un 10% sarebbe dedicato alle ciclabili.
L’obiettivo finale che il progetto si propone è di trovare una nuova armonia tra auto e città,
immaginando spazi di qualità
capaci di essere più ospitali e antropocentrici.
Introducendo sistemi condivisi di mobilità
pulita
elettrica, eliminando il più possibile segregazioni funzionali e
barriere architettoniche tra aree funzionali differenti (shared
surface), digitalizzando, automatizzando
e connettendo auto e città
per favorire una mobilità
sicura, si risolverebbe il problema di congestione dell’area e al contempo si realizzerebbe la rigenerazione della stessa.
Il progetto è semplice ma anche sofisticato nella caratterizzazione. Prevede la riduzione dei flussi veicolari a una sola corsia per senso di marcia da Piazza San Babila fino alla fine di via Padova in entrambi i sensi di marcia e l’introduzione di due passerelle per lo scorrimento di mezzi ciclo – elettrici. Si introduce un tetto al numero di auto inquinanti per favorire la transizione alla completa mobilità elettrica ed al tempo stesso ridurre drasticamente i fattori inquinanti. I marciapiedi divengono larghi ed accoglienti e i posti parcheggio predisposti per ricarica elettrica: una proposta che lo studio avanza, è l’introduzione di prezzi calmierati nei costi di ricarica, proporzionalmente alla domanda durante le ore della giornata.
Lungo i lati dell’asse stradale, sono state immaginate baie di parcheggio dedicate ai servizi “last mile”, per ottimizzare e ridurre il flusso di prodotti e materiali in consegna. Vengono introdotti sistemi di illuminazione e segnaletica intelligenti in grado di comunicare con tutti i mezzi in scorrimento ma soprattutto vengono immaginate oasi verdi e piazze a tempo a secondo delle ore e dei giorni della settimana.
Nel progetto, non sono immaginati solo i servizi e non viene studiato unicamente il flusso di auto, bici e persone: un’ampia riflessione è dedicata a materiali e design urbano.
Milano Future City anticipa un futuro in cui, grazie alle nuove tecnologie e una nascente predisposizione al consumo collaborativo, il rapporto tra auto e città possa essere rifondato.
Milano Future City è un teaser del progetto che mostrerà tutti gli obiettivi della sperimentazione attraverso alcune visualizzazioni delle criticità e delle opportunità: Il video è solo l’anticipazione di una ricerca molto più articolata, complessa e partecipata i cui risultati verranno presentati all’inizio del 2020, anno in cui potrebbe attuarsi una prima sperimentazione operativa su alcuni tratti dell’asta Corso Venezia – Corso Buenos Aires – Via Padova.
Per Metrogramma e Mobility In Chain, ma anche per iDD e per Volvo che hanno fortemente voluto questo progetto, la politica degli spazi aperti pubblici carrabili e non, la loro rilevanza formale, il senso significante di collettività che promuovono, significa ricerca intorno al principio fondamentale di qualità urbana. E’ infatti in- torno al disegno ed al progetto della città pubblica, essenza irrinunciabile per la “civitas” di qualsiasi epoca, che ruota la possibilità di ricominciare finalmente a parlare di un nuovo senso di comunità, aprendo alla pos- sibilità di disegnare concretamente ancora progetti illuminanti per il futuro. La sfida di MFC è tutta culturale ed etica. Per tutto questo anche un’ambiziosa visione.
Fonte : iDD