di Lorenzo Taini
È giunta alla sua ventiduesima edizione la presentazione dei dati dell’ “Osservatorio Permanente della Qualità della Vita di MeglioMilano” , luogo che ormai costituisce un punto fermo per chiunque voglia “capire” in che direzione si muove la città, quali possano essere le prospettive future e le possibilità immediate.
Ventidue anni di dati raccolti a testimonianza delle mille e una espressioni di cui la capitale morale d’Italia è stata interprete nel corso della sua storia.
“MeglioMilano nasce come strumento per leggere la città e interpretarne i processi di miglioramento”, come spiega il Presidente Simonpaolo Bongiardino.
A discutere dei dati e delle classifiche, questa mattina, 5 novembre , negli spazi dell’Unione Commercianti di Corso Venezia, sedevano Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio Milano, don Virginio Colmenga, Presidente della Casa della Carità, Marco Morganti, Amministratore Delegato di Banca Prossima, Franco D’Alfonso, assessore alle Attività Produttive del Comune di Milano, Simonpaolo Bongiardino, Presidente di MeglioMilano, Roberto Camagni, Docente di Economia Urbana del Politecnico di Milano e Presidente del Comitato Tecnico di MeglioMilano e Alberto Colorni, Docente di Modelli per le Decisioni del Politecnico di Milano.
Una squadra di addetti ai lavori, di scienziati dei numeri, di ricercatori, operatori sociali, amministratori e industriali, un pezzo di quella società civile che -per dovere e per necessità- si interroga su quale sia la strada da prendere e su cui direzionare la città di Milano, lontana ormai dalla sua vecchia caratterizzazione industriale e forse anche dalla più nuova cifra di città votata al terziario.
“La stagione che stiamo vivendo è difficile sia per i costi sociali che per l’economia della città. Fattori che possono determinare una miscela difficile per la stessa vita repubblicana. L’area del commercio è in sofferenza e anche il clima di fiducia delle famiglie è diminuito ma non crollato. A Milano ogni ora nascono tre nuove imprese”. In queste poche parole con cui Carlo Sangalli ha aperto l’incontro di questa mattina, si leggono chiaramente i due punti fondamentali da cui ogni analisi dell’attuale situazione milanese dovrebbe partire: da un lato la crisi economica che imperversa in città come nel resto del mondo, e dall’altro quella caratterizzazione ambrosiana che da sempre distingue i milanesi da ogni altro “popolo”, ossia la vocazione alla resistenza, al lavoro e all’impegno.
L’analisi dell’Osservatorio costruisce un indicatore generale di qualità della vita composto di sotto indicatori a loro volta divisi in quattro macro-aree. L’Area Ambientale, quella Civile, quella Economica e quella Sociale.
L’Area Economica è chiaramente quella che a partire dal 2007 ha mostrato un continuo e forte cedimento. A colpire il benessere economico nell’ultimo anno sono state soprattutto la riduzione dei redditi famigliari e dei redditi pro-capite, ma anche la riduzione delle pensioni medie. Aumentano poi, sul fronte del lavoro, i fallimenti ; e si riduce il tasso di natalità delle imprese.
Incidono negativamente sull’Area Ambientale il peggioramento della qualità dell’aria, dell’acqua e il crescente tasso di rumore. Migliorano invece gli indicatori della raccolta differenziata e delle piste ciclabili. Mobilità e Salute segnano crescite positive: stupisce ad esempio la drastica diminuzione degli incidenti stradali, accompagnata a un notevole incremento dei passeggeri dei mezzi pubblici.
Nell’Area Civile, il segno positivo è dato dal miglioramento dei servizi al pubblico, il segno meno invece è dato dal comparto dell’istruzione e da quello del tempo libero e della cultura. I milanesi vanno sempre meno al cinema e a teatro, ma in compenso, frequentano più di prima biblioteche e mediateche e sempre più utilizzano la rete internet.
Nell’Area Sociale, tiene l’abitazione, stabile dal 2005 con lievi aggiustamenti: aumentano i costi per l’acquisto della casa ma scendono i canoni d’affitto.
Tra i tantissimi numeri forniti dall’Osservatorio, alcuni raccontano l’evoluzione e il cambiamento della società cittadina più di altri. Una impresa su dieci ha il titolare straniero, e stranieri sono il 60% degli acquisti effettuati nel comparto commerciale milanese.
Chiudendo la mattinata di lavori, il Professor Camagni ha spiegato che la crisi economica globale non ha ancora avuto, a Milano, riverberi sul sociale, e che è da questo “vantaggio” che occorre ripartire affrontando la prima vera sfida del futuro immediato, una sfida fatta di integrazione urbana tra la città e la periferia.
Tutti i dati dell’osservatorio sono scaricabili dal sito www.meglio.milano.it.