Si è svolta ieri a Milano l’ annunciata Assemblea di Assoimmobilare, nel corso della quale la Presidente, Silvia Rovere, ha presentato la propria “ Relazione”.
Qui di seguito la parte centrale dell’ intervento, quella che riassume la strategia di Assoimmobiliare per il futuro dell’ Associazione e del Paese.
La capacità delle città di essere attrattive e competitive è strettamente legata alla principale sfida che il nostro Paese affronta in questo momento, ossia la creazione di nuovo prodotto immobiliare: questa sfida, nel rispetto dell’obiettivo condiviso di riduzione del consumo di suolo, passa indubbiamente per la rigenerazione urbana e la rigenerazione di prodotto.
In materia di rigenerazione urbana, l’Associazione, attraverso l’omonimo Comitato, ha formulato una proposta normativa che si pone l’obiettivo di favorire il complesso sistematico di trasformazioni urbanistiche ed edilizie, su aree caratterizzate da degrado urbanistico o socioeconomico, carenza o
degrado di infrastrutture e servizi, presenza di infrastrutture dismesse o gravate da problematiche ambientali.
La rigenerazione urbana è il contraltare, e l’alternativa strategica del consumo di suolo è un’assoluta priorità per il Paese, perché è funzionale alla rinascita delle città, all’ammodernamento del patrimonio immobiliare (pubblico e privato) esistente e alla realizzazione di un’infrastruttura che possa dare risposta alla domanda di nuove funzioni urbane e di edifici idonei a ospitare le attività economiche, sociali, educative e la residenzialità in tutte le sue declinazioni.
La rigenerazione urbana è un tassello fondamentale dell’economia circolare, perché permette la bonifica dei suoli, favorisce la riduzione dei consumi di acqua e di energia e contribuisce alla riduzione delle emissioni e alla gestione dei rifiuti. Migliora la qualità ambientale e architettonica dello spazio recuperato, favorisce la realizzazione di infrastrutture digitali e la densificazione delle aree urbane per la migliore sostenibilità socioeconomica dei sistemi di mobilità collettiva.
Con la nostra proposta normativa chiediamo, dunque, al Parlamento di riconoscere questa priorità e di consentire la dichiarazione di pubblica utilità agli interventi di rigenerazione urbana e il ricorso agli accordi di programma (anche in variante agli strumenti urbanistici).
Chiediamo che gli interventi di rigenerazione urbana costituiscano ambiti prioritari per l’attribuzione dei fondi strutturali europei a sostegno delle attività economiche e sociali.
Per chiarezza, la nostra proposta non riguarda gli immobili privi di titolo abilitativo o con totale difformità o gli immobili situati in aree soggette a vincoli di inedificabilità assoluti: non chiediamo e non vogliamo condoni.
Come noto La Costituzione, all’art. 117 comma 3 attribuisce in materia di governo del territorio un ruolo centrale alle Regioni, che il legislatore nazionale dovrà incentivare, anche economicamente, a dotarsi di una normativa che persegua le finalità virtuose della rigenerazione, attraverso la concessione di incentivi, premialità e flessibilità delle funzioni.
Stiamo dialogando con le istituzioni, affinché si possa passare dalla logica della prescrizione a quella della prestazione, occorre che le Amministrazioni e gli operatori possano avere la flessibilità di confrontarsi sulla qualità e sulla validità del progetto, liberati dalla rigidità delle tradizionali norme di attuazione.
E’ poi necessario riconoscere che la concreta fattibilità degli investimenti in rigenerazione urbana sconta da un lato l’aggravio dei costi per le bonifiche dei terreni e degli edifici (brownfield vs. greenfield), che peraltro comportano ulteriori oneri legati alle lunghe e complesse procedure autorizzative da seguire, e dall’altro lato l’evidenza di ritorni calmierati dalla minore attrattività
delle location interessate dalla rigenerazione urbane, che normalmente non sono prime e dunque non offrono valori di uscita elevati.
La nostra proposta prevede un articolato ventaglio di possibili incentivi e premialità, che possono consentire un adeguato ritorno economico per gli investitori: si va dal riconoscimento di volumetrie aggiuntive e premialità, alla riduzione dei contributi di costruzione e di urbanizzazione. La fattibilità dei progetti deve essere, inoltre, favorita da flessibilità nei volumi e nelle destinazioni.
Fonte : Assoimmobiliare