di Achille Colombo Clerici
Il turismo italiano sta vivendo il quarto anno consecutivo di ripresa dopo la contrazione della Grande Recessione. Secondo le previsioni di Instat, centro studi di Assoedilizia, a fine stagione saranno circa 120 milioni i viaggi degli italiani (più 1,6% rispetto al 2017) e 58 milioni i movimenti dei visitatori stranieri (più 4,8%).
Con l’indotto, il turismo 2018 apporterà all’economia il 10-12% del Pil, cioè tra 175 e 210 miliardi. Perché il turismo ha bisogno di cuochi e camerieri (reclutati ormai quasi solo tra gli immigrati), ma anche di infrastrutture, restauri, investimenti in cultura; e quindi di ingegneri, architetti, artigiani, artisti, storici dell’arte, ed alimenta inoltre l’industria dello spettacolo.
Resta il fatto che, nonostante il più ricco patrimonio culturale, artistico, storico-monumentale e museale nel mondo, il turismo in Italia non va di pari passo rispetto all’andamento che si riscontra nei paesi immediati competitori. Il nostro bilancio turistico, nella graduatoria internazionale, è arretrato al quinto posto dopo quello di Francia, USA, Spagna e Cina; posto che e’ insidiato dalla Germania.
Le cause sono molteplici: tra queste, la regionalizzazione delle competenze legislative in materia turistica che porta a disperdere le risorse; le disfunzioni dell’amministrazione centrale e di quelle locali; a scarsa attenzione alle alleanze strategiche internazionali, vedi il caso della compagnia aerea “di bandiera”..
Mancano inoltre una chiara visione, da parte dei singoli operatori, dell’esigenza di rinnovarsi funzionalmente per andare incontro alle mutate esigenze dei flussi turistici; un apparato statistico adeguato, in grado di permettere l’assunzione di decisioni consapevoli; una particolare attenzione al mercato degli utenti nazionali, che rappresenta oltre il 60% dell’intero settore.
Ma qualcosa si muove. Si è allungata la “stagione” che oggi dura quasi sei mesi; gli operatori si stanno attrezzando per rispondere alle esigenze di visitatori sempre più – e giustamente – esigenti; la cultura dell’ospitalità tipica del Trentino Alto Adige, della Romagna, di Capri, del Salento, delle Costiere ligure e amalfitana si sta espandendo. Infine, considerazione non ultima per importanza, a beneficiare della ripresa turistica, almeno di quella, sono in particolare le regioni del Sud; Puglia e Sicilia in testa.
( tratto da QN-Il Giorno)