Il settore bancario italiano nel 2017 si è contraddistinto per un forte dinamismo, sostenuto dallo sforzo degli istituti di gestire in via definitiva il portafoglio di NPL. I volumi di NPL restano ancora elevati, pari a €300 miliardi al 30 giugno 2017 (€250 miliardi – dati pro forma – a dicembre 2017), ma – grazie alla ricerca da parte delle banche di soluzioni per i valori ancora elevati di NPE presenti nei bilanci, nonché alla gestione proattiva più efficiente del ciclo di vita di queste esposizioni, in linea con le indicazioni del regolatore – registrano un declino significativo rispetto ai €324 miliardi di fine 2016.
Il 2018 potrebbe essere l’anno di una trasformazione definitiva nel segmento NPL, spinta dalla raggiunta maturità delle banche nella gestione dei portafogli, oltreché da i) soluzioni di efficientamento della gestione interna degli NPL, ii) cessioni dirette o strutturazione di cartolarizzazioni dei NPL (anche attraverso GACS), iii) partnership con player industriali – è quanto emerge dal report “The Italian NPL market: Ready for the breakthrough” di PwC.
Pier Paolo Masenza, Financial Services Deals Leader di PwC commenta: “Il 2018 sarà l’anno della svolta. Il mercato delle cessioni prevediamo che possa raggiungere i €70 miliardi al lordo delle operazioni già annunciate ma non ancora chiuse (e.g. la cartolarizzazione di €26,1 miliardi di MPS) ed anche grazie alla ripresa del mercato secondario. Mentre da un punto di vista industriale ci sarà invece l’opportunità di accrescere in maniera significativa l’efficienza della macchina di recupero per esempio mediante la valorizzazione delle piattaforme interne oppure tramite partnership con servicer esterni”.
I dati del primo semestre 2017 e a fine anno
Nel corso degli ultimi 18 mesi lo stock totale di NPL ha registrato una significativa riduzione: dopo il picco massimo di fine 2015 pari a € 341 miliardi, si è ridimensionato sino a €300 miliardi al 30 giugno 2017.
Nel dettaglio i gross bad loans si sono ridotti di circa €10 miliardi nei primi sei mesi 2017, passando da €200 miliardi di fine 2016 a € 190 miliardi al 30 giugno 2017, mentre i valori netti si sono fortemente ridotti da €87 miliardi a €71 miliardi, con il bad loan ratio che ha seguito il medesimo trend dal 5,6% al 4,7%.
I segmenti dei crediti unlikely to pay e past due sono invece diminuiti rispettivamente a €104 miliardi (da €117 miliardi a fine 2016) e €6 miliardi (da €7 miliardi del 2016).
Dati pro forma a dicembre 2017 mostrano un’ulteriore riduzione dei volumi di NPL che si attesterebbero ad €250 miliardi, composti da €151 miliardi di sofferenze, € 93 miliardi di UTP ed € 6,3 miliardi di crediti scaduti. Il dato pro forma, rispetto al 30 giugno 2017, non considera gli inflows del secondo semestre 2017 ma esclusivamente gli outflows rappresentati principalmente dalle cessioni chiuse nello stesso periodo.
La composizione del portafoglio
Il segmento Corporate e SME rappresenta anche al 30 giugno 2017 la maggiore componente dei gross bad loans, con un’incidenza che si conferma stabile al 73% dei volumi complessivi.
A livello geografico, lo stock continua a delineare una specifica concentrazione in Lombardia (21,5% del totale, con un gross bad loan ratio dell’11,6%) e Lazio (11,8% del totale, con un gross bad loan ratio del 14,5%). Le regioni del Sud Italia registrano i livelli più elevati a livello nazionale di gross bad loan ratio, con il record del 19,4% per la regione Calabria, pur in lieve miglioramento rispetto al 20,2% di fine 2016.
La percentuale di crediti ipotecari conferma un trend di incremento, dal 48% di fine 2016 al 49% di giugno 2017.
2017, anno record nelle transazioni NPL
Le transazioni NPL hanno raggiunto livelli record nel corso del 2017, con le cessioni di portafogli che hanno superato il valore di €60 miliardi. Diversi istituti sono stati oggetto di operazioni di salvataggio che hanno anche contribuito ai piani di deleverage di NPL: ad esempio Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca acquisite da Intesa Sanpaolo, le tre banche regionali Carismi, Carim e Caricesena acquisite da Crédit Agricole Cariparma.
Inoltre,si è registrato l’IPO di successo di doBank in Borsa Italiana, a seguito dell’acquisizione della piattaforma UCCMB da parte di Fortress. Altra operazione di rilievo l’acquisizione di Prelios da parte di Davidson Kempner. O ancora le numerose transazioni definite nel mese di dicembre, tra cui l’acquisizione di CAF (piattaforma e portafoglio NPL, GBV di €400 milioni) da parte di Lindorff Intrum, o la partnership definita da Credito Fondiario e Carige attraverso l’acquisizione della piattaforma della banca e un portafoglio pari a € 1,2 miliardi (GBV).
Il ruolo della guidance BCE
La pubblicazione da parte della BCE nel mese di marzo della “Guidance on Non-performing loans” ha determinato una pressione sulle banche affinché definissero la propria strategia nella gestione dei NPL ed il collegato modello operativo.
A questo si è poi aggiunto il 4 ottobre la pubblicazione dell’Addendum, che integra la Guidance in relazione ad accantonamenti e svalutazioni, specificando le attese del supervisore in relazioni ai livelli minimi di criteri prudenziali applicabili ai NPL. Se l’Addendum dovesse entrare in vigore così come inizialmente congeniato si applicherà alle nuove esposizioni riclassificate da performing a non-performing da gennaio 2018 con potenziali impatti significativi sulle policy di accantonamento.
Fedele Pascuzzi, Business Recovery Services Leader di PwC conclude: “Il 2018 come accaduto per il 2017, si caratterizzerà per il peso sempre crescente del Regolatore nelle decisioni delle banche italiane. Il nuovo principio contabile IFRS9 mediante l’introduzione di nuovi criteri di classificazione e valutazione del credito deteriorato comporterà per le banche l’adozione di un approccio necessariamente “breakthrough” ed innovativo nella gestione dei NPL. Le linee guida ECB, da ultimo l’Addendum di ottobre 2017, spingeranno le banche a ricercare soluzioni organizzative, operative, di governance, per la più efficiente gestione degli NPL. Da ultimo il peso degli UTP (€104 miliardi al 30 giugno 2017, €93 miliardi – dati pro forma – a dicembre 2017) non potrà che contribuire alla ricerca e l’implementazione di quelle soluzioni proattive e “non tradizionali” di cui le banche necessitano.”
Fonte : Company