L’industria del turismo in Italia “pesa” per il 10,2% del PIL, pari a 167,5 miliardi di euro e contribuisce per l’11,6% all’occupazione nazionale con più di 2.600.000 unità1. Si tratta di uno dei settori più importanti della nostra economia con un tasso di crescita annuo vicino al 3%.
(1 Fonte: stime WTTC – Travel & Tourism Economic Impact 2016 Italy )
L’industria turistica è quindi un asset strategico per l’intera economia del Paese.
L’Italia, come destinazione turistica, è tuttavia scivolata negli anni al 5° posto della classifica mondiale a causa della forte concorrenza di altri Paesi che sul turismo hanno puntato in modo deciso come leva per la crescita e l’occupazione.
La sana competitività e la concorrenza vera sono infatti, almeno all’interno dell’Unione Europea, fattori determinanti per il successo di una destinazione e possono garantire, a parità di condizioni di accesso al mercato, enormi opportunità di crescita e sviluppo per territori e imprese.
Federturismo Confindustria esprime pertanto profonda preoccupazione in merito al DdL delega di “Revisione e riordino del demanio (marittimo, lacuale e fluviale) a uso turistico-ricreativo” che rischia di modificare unilateralmente in Europa le condizioni di accesso al mercato senza garantire reciprocità con altri Paesi europei, nostri diretti concorrenti, che potranno, se approvata la norma, liberamente acquisire la gestione del nostro patrimonio demaniale senza possibilità di reciprocità per i nostri imprenditori.
In Spagna infatti la normativa approvata dal Governo ha prorogato, con il tacito consenso delle Istituzioni europee, le concessioni demaniali da un minimo di 30 a un massimo di 75 anni. In Portogallo nel 2007 è stato istituito il diritto di preferenza per il concessionario uscente con concessioni con durata fino a 75 anni senza nessun richiamo o
procedure ad oggi da parte di Bruxelles, in Olanda le concessioni portuali si rinnovano automaticamente ogni 6 anni. Queste situazioni dimostrano come la volontà politica nazionale sia stata sufficiente a garantire e tutelare lo sviluppo e la competitività dei rispettivi comparti turistici nazionali.
In Italia, al contrario, sembra da tempo essere stata intrapresa la direzione che porta all’evidenza pubblica di tutte le concessioni demaniali oggi in essere senza tenere conto della drammatica asimmetria competitiva che il nostro Paese, e la nostra industria turistica, subirebbe da parte dei nostri diretti competitor.
Il tema non è quello di “tutelare posizioni di rendita”, come troppo spesso si è liquidata la faccenda, ma quello di garantire che fra le imprese italiane e quelle dei concorrenti europei vi siano condizioni di reciprocità e leale concorrenza.
Per tale ragione chiediamo con forza che Governo e Parlamento fermino immediatamente il processo normativo di riordino delle concessioni demaniali per garantire al nostro Paese e alle nostre imprese turistiche di poter competere a pari condizioni sul mercato internazionale con i nostri concorrenti europei. Solo in questo modo si garantisce vera concorrenza e competitività.